The Boy and the Beast di Mamoru Hosoda è su Netflix. Ecco perché recuperarlo se non lo avete visto al cinema.

L’animazione orientale si presenta, agli occhi europei e statunitensi, come una moneta a due facce. Da un lato non si può che invidiare la freschezza dell’approccio al dramma, un cinema fatto di attenzione ai dettagli, ai gesti un po’ strani e fuori luogo, ma caratterizzanti. Senza la paura di esasperare le emozioni, l’animazione riesce a portare sullo schermo la vera epica. Le grida, le esplosioni di colori, le corse infinite, se accettate come parte del gioco, possono sedurre lo spettatore. In particolare, in The Boy and the Beast, è straordinaria l’abilità con cui i momenti lirici vengono alternati a quelli più interiori e personali. La predilezione di Mamoru Hosoda per i primi piani, favorisce l’intimità e rende credibili le figure, rese astratte dal disegno a matita.
Inevitabilmente però, l’incontro con l’altro lato della medaglia può trasformarsi in uno scontro. L’animazione giapponese è spesso come un piatto ricercato, in cui i gusti devono amalgamarsi alla perfezione. Qualora uno prevalesse, la portata servita assumerebbe un sapore sgradevole. The Boy and the Beast di sapori ne ha diversi, tre per la precisione. Il primo appartiene alla descrizione della vita di Ren, un giovane che, in seguito a una tragedia famigliare, deve vivere con gli zii, i suoi tutori. Quando Ren decide di scappare di casa alla ricerca del padre, incontrerà uno strano animale, Kumatetsu. Egli è una delle bestie più forti di un mondo parallelo. Quando Ren diventa allievo “dell’uomo orso” tra i due si svilupperà un forte rapporto.

Il secondo sapore di The Boy and the Beast proviene dal racconto di formazione più classico. Un giovane che deve imparare a lottare e a farsi spazio nella vita trova un nuovo padre nel suo maestro. Da Star Wars al cinema di Hosoda il passo è breve.
Il principale problema stilistico del film risiede nel terzo gusto: la magia all’interno del quotidiano. Con lo svilupparsi della vicenda infatti Ren dovrà dare prova della sua forza in più occasioni. È proprio a questo punto che il lungometraggio non riesce a trovare il guizzo giusto, esagerando senza appassionare. È un peccato minore che, inserito nel contesto di eccellenza dell’opera, dispiace e respinge. Perché per il resto The Boy and the Beast è l’ennesima ottima prova di un regista maturo. La pellicola riesce a toccare temi importanti ed interessanti, che mettono in ombra ogni tentativo di semplice intrattenimento. Mamoru Hosoda continua ad approfondire l’idea di genitorialità che trascende la genetica per basarsi sull’affetto, già iniziata nel capolavoro intitolato Wolf Children. I movimenti di macchina in laterale descrivono bene le distanze e le manovre emotive di unione dei personaggi.
