
Prima di diventare Wonder Woman, Diana (Gal Gadot) era la principessa delle Amazzoni, figlia della Regina Ippolita (Connie Nielsen). Sull’isola paradisiaca di Themyscira la giovane fu addestrata duramente per diventare una guerriera invincibile. Quando un pilota di nome Steve Trevor (Chris Pine) precipita sull’isola, Diana scopre che il mondo è dilaniato dalla guerra. Per mettere fine alla malvagia influenza sugli uomini del Dio Ares, la coraggiosa eroina decide di unirsi a Steve, recandosi sul fronte a combattere.
Nell’universo cinematografico DC, logorato da delusioni e da qualche passo falso, le aspettative per questo film erano elevate, non solo perché Wonder Woman è il primo cinecomic al femminile (regista e protagonista) dedicato a un personaggio così iconico dei fumetti ma soprattutto per il grande potenziale che il personaggio stesso ha.
Patty Jenkins subisce, innegabilmente, il peso della responsabilità del lungometraggio e, purtroppo, perde l’occasione di riscattarsi soccombendo alle pressioni e, al contempo, trasponendo il personaggio in maniera troppo semplice e riduttiva.
La pellicola è un unico flashback che parte dall’isola di Themyscira dove Diana vive con la madre Ippolita, nella comunità delle Amazzoni. Un inizio molto lontano dai toni cupi e decadenti utilizzati da Warner/DC nei suoi progetti precedenti: colori vivaci, paesaggi da sogno contornati da verdi colline e mari che sembrano specchi che riflettono la luce dirompente e vitale del sole. Un paesaggio incontaminato che rispecchia l’animo vivace e impertinente della piccola Diana, la quale desidera diventare una grande guerriera per compiere, un giorno, il destino che le è stato affidato.
