the greatest showman recensione
The Greatest Showman (2017) di Michael Gracey
Dopo Les Miserables, Hugh Jackman torna sul grande schermo con The Greatest Showman, film ispirato alla storia dell’intrattenitore e circense P. T. Barnum. Personaggio curioso quello di Barnum, avventuriero e impresario che nel XIX secolo ha saputo intrattenere le folle con il suo circo “The Greatest Show of the Heart” e un raccolta di oggetti bizzarri ed esotici esposti nel Barnum’s American Museum.
Siamo nell’epoca di Lincoln, Whitman Poe. Il giovane P. T. Barnum di The Greatest Showman, figlio di un sarto interpretato da Hugh Jackman, si innamora della facoltosa Charity (Michelle Williams), dalla quale avrà due bellissime bambine. Viste le sue umili origini, l’ossessione di Barnum è quella di farsi accettare dalla società agiata. L’uomo tenta la fortuna comprando un grande museo delle cere per trasformarlo in un vero e proprio show attraverso la partecipazione di “personaggi straordinari”. Proprio grazie ai suoi “freaks” inizia ad avere successo fra il popolo, escludendo i favori della critica e dell’alta società. Barnum convince il giovane Phillip Carlyle, interpretato da Zac Efron, ad entrare in società con lui. Sempre più bramoso di successo Barnum decide di portare in tournée una bella cantante svedese, Jenny Lind (Rebecca Ferguson), mettendo in disparte la famiglia.
The Greatest Showman trailer italiano
Hugh Jackman e Michelle Williams in un’immagine di The Greatest Showman
Al suo esordio alla regia, l’australiano Michael Gracey riesce a trasportare lo spettatore nel mondo di Barnum orchestrando buoni numeri musicali grazie ad un montaggio ritmato e ai numerosi colori che ravvivano lo schermo. Le musiche di Benj Pasek e Justin Paul (autori di La La Land) creano un’atmosfera pop che rende moderno il contesto dell’epoca e giocano un ruolo importante nello sviluppo della storia. Al di là di queste componenti e dell’innegabile abilità degli attori, The Greatest Showman rimane un film con una sceneggiatura ordinaria e una morale alquanto scontata che, soprattutto nel finale, non viene trattata con il gusto vigore. L’opera prima di Gracey, in uscita nelle sale italiane il giorno di Natale, sembra un prodotto senza troppe ambizioni, adatto a tutta la famiglia e poco desideroso di affrontare determinati aspetti della storia. Per questo motivo i temi sono gestiti in modo marginale e sbrigativo. L’importanza della famiglia, dell’accettazione del diverso vengono presentati in maniera convenzionale e attraverso situazioni prive di pathos che si animano solo grazie alla musica, il vero punto di forza del film.