SULLA MIA PELLE, la recensione del film con Alessandro Borghi

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sulla mia pelle
Alessandro Borghi è Stefano Cucchi nel film Sulla mia pelle
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Alessandro Borghi è Stefano Cucchi nel film Sulla mia pelle
Sulla mia pelle è un film duro, anzi durissimo.
La pellicola, scritta e diretta da Alessio Cremonini, inaugura la sezione Orizzonti di Venezia 75 e lo fa trascinando lo spettatore nel cuore di una storia controversa e straziante. Si tratta di un dramma intimo talmente intenso e struggente da non lasciare indifferenti.
Sulla mia pelle sono i segni lasciati dalle tragiche vicende del trentenne Stefano Cucchi, che perse la vita in carcere nel 2009 in seguito a un pestaggio.
I fatti raccontati da Cremonini ripercorrono e riassumono gli ultimi sette drammatici giorni della vita di Cucchi, dalla carcerazione al processo, passando per il ricovero presso una struttura penitenziaria ospedaliera e arrivando fino alla morte avvenuta nella solitudine di una gelida cella.
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Alessandro Borghi è Stefano Cucchi nel film Sulla mia pelle
Cremonini firma una sua personale rivisitazione di questo caso giudiziario che ha infiammato l’opinione pubblica: un modo di raccontare essenziale e silenzioso. Un cinema asciutto e privativo, che imprigiona l’agonia in primissimi piani e che indaga la sofferenza interiore mutando il corpo e lo sguardo. La regia di Cremonini non solo vuole raccontare i fatti ma cerca di approfondire la figura del protagonista rimanendo da un lato privo di giudizio e sottolineando, dall’altro, la condizione di un ragazzo trovatosi in quella situazione. Sulla mia pelle abbandona i panni sporchi della retorica semplicistica per indossare quelli della rappresentazione di una vicenda di cronaca che vive ancora nel mistero, senza catechizzare o raccogliere facili consensi ma lasciando spazio all’impeto comunicativo delle immagini. Il senso di abbandono e emarginazione è mostrato con le inquadrature distanti in luoghi ingabbiati in opposizione a quelle vicine e intime che enfatizzano, nella loro potenza visiva, il dolore che attraversa il corpo del ragazzo. Dolore che il protagonista Alessandro Borghi riesce a esprimere in modo straordinario. Una prova emozionante quella dell’attore romano che mostra il malessere quasi soltanto utilizzando la sua fisicità scarna e ferita, andando oltre la barriera della sostanza corporea, fino a far vibrare il “martirio” interiore.

Borghi si trasforma, non solo in Stefano Cucchi, ma entra nel suo scheletro, nelle sue sue ossa, nella sua pelle, durante tutto il tempo della pellicola. Sicuramente una delle sue interpretazioni migliori. Potente e vibrante.
Ed è proprio sulla pelle che rimangono le emozioni del pubblico, in simbiosi totale col protagonista: la rabbia, la noncuranza, l’indignazione e quel senso di turbamento che si toccano con mano, dal primo all’ultimo minuto. Un film scuote la mente e lacera l’anima, e urla con forza il suo messaggio di denuncia nei confronti dell’indifferenza e dell’omertà che hanno gettato il nostro Paese in un baratro ancestrale.
Il film uscirà nelle sale il prossimo 12 settembre distribuito in un circuito di sale selezionate da Lucky Red e, in contemporanea, sarà disponibile sulla piattaforma Netflix.