Morbius rappresenta un passo falso nell’universo Sony-Marvel,
un film che arranca e fatica a trovare la sua strada.

Partiamo da cosa c’è di giusto Morbius: probabilmente nulla. È difficile trovare le ragioni che hanno portato alla realizzazione del progetto, ma andiamo per ordine.

Iniziamo conoscendo il giovane Micheal Morbius (Jared Leto), un bambino con una rara malattia del sangue e il suo migliore all’amico Lucien (che per tutto il film verrà chiamato Milo senza nessun senso. E siamo a uno). Morbius crescendo diventa un brillante scienziato, dall’etica discutibile, alla ricerca di una cura per se stesso e per Milo (Matt Smith), il suo finanziatore. Giunto insieme alla collega Martine (Adria Arjona) alla possibile soluzione, decide di testare su se stesso la cura iniettandosi DNA di pipistrello vampiro con risultati disastrosi. Inizia così una storia improbabile e claudicante come il suo protagonista.

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Un vero passo falso

Il film è un pastiche zoppicante con una narrazione caotica e lenta. Per tutta la prima parte del film non succede letteralmente nulla, bisogna superare la mezzora per comprendere la correlazione tra i pipistrelli vampiro e l’origine del personaggio.

Morbius dovrebbe essere un’aggiunta all’universo Sony di Spider-Man e sicuramente la scelta di Jared Leto nelle vesti del protagonista ha qualcosa di fascinoso e conturbante, sfruttandone fisicità e viso eternamente giovane. Purtroppo l’approccio al personaggio e alla narrazione è decisamente vecchio stile, come se fosse stato girato negli anni ‘90.

Persino il genere sembra essersi perso per strada. Se gli elementi horror dovevano essere importanti, al film manca totalmente la presenza del sangue. A parte qualche goccia sulla telecamera (ebbene sì, siamo ancora agli spruzzi in soggettiva), il cinecomic affronta la storia di un vampiro non facendo mai vedere il sangue, se non nelle sacche da flebo.

La messa in scena, poi, è indecisa e imprecisa. Le scene d’azione sono confuse e l’abuso dell’effetto onda per simulare l’eco localizzazione dei pipistrelli è alquanto fastidioso, addirittura opprimente.

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Al limite della credibilità

L’eroe, o sarebbe meglio dire villain (fate voi), non sembra mai prendere coscienza di sé. Il regista Daniel Espinosa prova a realizzare qualche sequenza in cui Morbius scopre i suoi poteri e capisce come controllarli, con risultati che vanno al limite della credibilità.

Se il film ha provato a toccare tre generi diversi (horror, il film sui vampiri e il cinecomic) ha fallito in tutti e tre gli ambiti. Ha fallito nella misura in cui non trova alcuna linea stilistica in nessuno dei tre aspetti o meglio, sceglie le soluzioni più semplici e rapide. Sì, è un film horror, ci sono scene che dovrebbero fare paura, ma non troppo. Sì, è un film sui vampiri, creature dai denti affilati che succhiano sangue dalle persone, ma comunque il sangue non si vede. Sì, è un film sulle origini di un supereroe, ma non siamo sicuri che lo sia davvero.

Soffermiamoci ora sul ruolo dell’eroe del film. Morbius ha una dualità molto forte: da un lato è un cattivo mostruoso; dall’altro cerca di fare la cosa giusta cercando giustizia. Il suo passaggio da creatura malvagia a eroe risoluto viene stimolato dalla presenza di una controparte realmente malvagia, ma questa trasformazione, ancora una volta, non può soddisfare il pubblico. Il cambiamento non è equilibrato e pecca di superficialità, di una leggerezza infantile riscontrabile anche nelle battute puerili che dovrebbero rendere divertenti alcuni passaggi (ancora una volta, perché? Che senso ha?).

Un film che lascia troppi dubbi e domande, una su tutte. Era davvero necessario?

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