Dall’Oriente con furore. La stirpe dei panda torna a dominare il grande schermo sotto l’egida di Alessandro Carloni e Jennifer Yuh nel terzo avvincente episodio della saga Kung Fu Panda e di Po, il guerriero dragone dal cuore tenero e dai metodi tremendamente bizzarri e grotteschi.
Illuminato da una cornice visiva dalle sfumature briose e iridescenti, con brevi accenni che strizzano l’occhio al graphic novel, la nuova avventura d’animazione targata DreamWorks rappresenta l’innesco creativo per il rilancio dello studio, dopo la realizzazione di Home, e percorrere una strada alternativa in grado di soddisfare una scala più ampia di pubblico, dai più piccoli agli adulti. L’idea di Kung Fu Panda 3 è settata sull’uso di un registro versatile, denso di inquadrature impattanti e sequenze fluide che catturano gli sviluppi di una storia ancorata ad una cinematografia a metà tra la commedia e l’action più dinamico ed effervescente. A partire dai titoli di coda (e dal logo) è evidente l’intenzione di Dreamworks di puntare sull’immagine panda più spericolato del cinema per dare una scossa al filone dei cartoon che vede la Pixar dominare a piene mani, in termini tecnici e inventivi, a livello globale.
Seguendo i canoni delle produzioni orientali e dell’heroic fantasy, intrisi di correnti favolistiche e visionarie, il lungometraggio è bilanciato sull’alternanza Yin e Yang e sull’eterna lotta tra bene e male, tra personaggi buoni e cattivi, il cui rapporto gioca un ruolo preponderante all’interno della narrazione.
Kung Fu Panda 3 è un concentrato caleidoscopico di divertimento e iconica gestualità che sfrutta in maniera intelligente il 3D e crea forti suggestioni estetiche in una commistione di generi dal risultato decisamente spettacolare. Il linguaggio slapstick viene utilizzato brillantemente come chiave comunicativa per arrivare allo spettatore, portando il film ad incanalarsi in svariate situazioni che stimolano la riflessione e toccano tematiche attuali d’interesse sociale.
Nella pellicola Po (doppiato in Italia da Fabio Volo) dovrà vedersela con Kai, un temibile combattente venuto dal mondo degli spiriti per impossessarsi dell’energia dei maestri di kung fu di tutta la Cina. Sconsolato e alla ricerca della propria identità, il simpatico protagonista incontrerà dopo tanti anni il suo padre biologico Li Shan e, grazie all’aiuto del genitore adottivo Ping e degli amici fedeli, riscoprirà la sua vera natura di panda, trovando dentro di sé le risposte di cui aveva bisogno. Il legame con le due figure paterne e il cammino di rinascita interiore, esemplificato con il motto “è ciò che siamo ci rende ciò che siamo”, propongono un messaggio moderno e progressista per nulla scontato sulla necessità di demolire i preconcetti e andare oltre alle questioni spinose che alimentano il dibattito collettivo, sensibilizzando in modo semplice e mirato senza scivolare nell’eccessiva retorica o nell’enfasi moralista. Una commedia per famiglie genuina ed esilarante, capace di intrattenere e al tempo stesso di emozionare con la sua delicata spontaneità. Spassoso.
Andrea Rurali
Recensione pubblicata anche su MaSeDomani.com