Crescendo – #makemusicnotwar, di Dror Zahavi, la catarsi della musica nel conflitto arabo-isreaeliano, con Peter Simonischek

Vincitore del Premio Onorario Cinema per la Pace 2020 e tratto da una storia vera, Crescendo – #makemusicnotwar (2019) di Dror Zahavi è una di quelle opere di cui c’è sempre più bisogno in questo periodo critico nella storia dell’umanità. La base d’ispirazione del racconto è da ricondursi alla genesi creativa della West-Eastern Divan Orchestra del Maestro Daniel Barenboim.

Un progetto musico-culturale realizzato nel 1999 assieme allo studioso palestinese di Edward Said, con cui unire culture di tutto il mondo. Non solo gli israeliti e palestinesi de Crescendo, ma anche egiziani, giordani, siriani e libanesi. Il racconto di Zahavi, invece, ne prende a prestito due – i più caldi – con cui però caricare il racconto di una fortissima anima politica.

Peter Simonischek in una scena de Crescendo

Laddove però lo Sporck di Simonischek è un tedesco in cerca di redenzione, il Maestro Barenboim è argentino con doppia cittadinanza israeliana e palestinese. Una rilettura essenziale in termini di conflitto scenico con cui aggiungere carne al fuoco al già vibrante conflitto tra israeliti e palestinesi. Sullo sfondo del Conflitto Arabo-israeliano, emerge un racconto con cui parlare con semplicità e immediatezza d’amore e amicizia – e solidarietà – grazie al potere della musica.

Distribuito da Satine Film a partire dal 27 agosto 2020 nei cinema italiani, Crescendo di Dror Zahavi vede nel cast Peter Simonischek, Mehdi MeskarSabrina Amali e Don Donskoy.

Crescendo: la sinossi del film di Dror Zahavi 

Quando Eduard Sporck (Peter Simonischek), direttore e musicista di fama mondiale, accetta l’incarico di costituire un’orchestra composta da giovani palestinesi e israeliani, inizia per lui una sfida che va oltre il raggiungimento della perfezione artistica. I musicisti non riescono a far gruppo, divisi da un odio insanabile di una dicotomia millenaria. Tra loro e i due violinisti, la fiera palestinese Layla (Sabrina Amali) e il vanitoso israeliano Ron (Don Donskoy), guidano idealmente le due fazioni ostili. Ci vorranno la tenacia di Sporck e la forza della musica per far cambiare idea alle criticità culturali, tra comprensione reciproca, amicizia e forse anche amore tra le due parti.

una scena de Crescendo

Saranno famosi a Tel Aviv

Lo sviluppo del racconto permette a Zahavi di raccontare una favola per adulti. Un’epopea d’autoaffermazione nel mondo, cucita addosso a un “fulmineo” primo atto. Nel farlo, la narrazione di Crescendo ci mostra tanti mini-conflitti scenici – tra i protagonisti e il critico contesto scenico-culturale – con cui codificare le difficoltà di diventare musicisti al tempo della guerra islamico-palestinese. E Crescendo lo fa, in un andamento del racconto netto, immediato, che per mezzo di un efficace lavoro di montaggio ci presenta i suoi agenti scenici tra Francoforte, Cisgiordania e Tel Aviv.

Tra la Layla della Amali e l’Omar di Meskar a emergere è l’umanità del Sporck di Simonischek. A lui il regista affida il ruolo di “coscienza” del racconto, a partire dal turning point in apertura con cui Zahavi delinea un conflitto interiore nel direttore d’orchestra: l’accettare il lavoro come azione catartica verso il retaggio dei propri avi.

Peter Simonischek

Per mezzo della fase di selezione degli orchestrali, Zahavi rilegge uno dei topos alla base dei racconti di genere. Con il dispiego dell’intreccio a emergere sono le evidenti criticità alla base del contesto socio-culturale, tuttavia strumentali per valorizzare, di riflessO, l’umanità del direttore d’orchestra. Zahavi getta così le basi per una caratterizzazione da manuale tra un padre e un sergente in mezzo a gente volenterosa e pelandroni. Un mix d’umanità che trova il suo apice in una frase tanto semplice quanto incisiva:

Se vuoi partecipare al progetto devi esercitarti sei ore al giorno; se ti eserciti cinque, lo noterai solo tu, se ti eserciti quattro, lo noterò anch’io. E se ti eserciti meno lo noteranno anche gli altri.

Crescendo: “nessuna pace con gli arabi!

In una struttura narrativa come quella imbastita da Zahavi, dove il racconto parte in medias res per poi condire il tutto con una digressione temporale con cui ricostruire gli eventi scena per scena a emergere è il talento di Simonischek, che si carica l’intero racconto sulle spalle. La dimensione scenica del “suo” Sporck – e le sue azioni – va a incidere nello sviluppo del racconto. A partire dalla scelta del primo violino con cui dispiegare l’intreccio e creare un’insanabile frattura all’interno dell’orchestra.

Espediente necessario, per Zahavi, con cui alzare sensibilmente la posta in gioco e far emergere le evidenti criticità culturali alla base del conflitto scenico. Tutto il secondo atto, in tal senso, vive delle dinamiche comportamentali tra i membri dell’orchestra. Cementificando così le relazioni sceniche, andando a sperare – gradualmente – le differenze culturali tra israeliti e palestinesi. Per giungere all’essenza, all’amore della musica e al potere della stessa con cui superare qualunque difficoltà.

Peter Simonischek in una scena di Crescendo

Nello sviluppo di tale dinamica, Zahavi connota il racconto di Crescendo di una sequenza tanto esplicita quanto necessaria nell’economia narrativa, generante infatti un punto di rottura per le dinamiche relazionali

Terrorista; assassino; attentatore; volevi bombardare la nostra città; tipico israeliano arrogante; criminali; ebrei di me*da; arabi del ca**o.

Sono questi alcuni degli epiteti con cui il racconto di Crescendo. In una mitraglia di violenza verbale chw sputa fuori tutta la rabbia tra le fazioni. Mostrandoci, così, il lato più umano del racconto, con cui esplicare del tutto un sottotesto già carico su un piano semantico.

Di certo necessario per risvegliare le coscienze degli spettatori. Sbattendo loro in faccia cosa significa crescere nel mezzo della Guerra arabo-israeliana, ma che finisce con l’avere un’inaspettato effetto boomerang. Seppur il racconto sfrutti un particolare escamotage scenico con cui mascherare il suono diegetico degli strumenti da extra-diegetico, di musica ce n’è poca. Concentrandosi sul necessario aspetto “politico”, Crescendo finisce con il depotenziare la componente musicale; riducendo così a lumicino le dinamiche orchestrali e il valore della musica nell’economia del racconto.

#Makemusicnotwar

Se per certi versi la climax sembra riequilibrare il potere catartico della musica all’interno dell’intreccio scenico, in fondo non è quello l’obiettivo di Crescendo. Piuttosto renderci partecipi delle violente dinamiche nella zona della Cisgiordania usando a pretesto l’espediente di un’agorà musicale tra israeliti e palestinesi. Non aspettatevi quindi di vedere un Whiplash in chiave politica; sia per evidenti differenze di scrittura, che tematiche.

In realtà, nella scelta di depotenziare la componente musicale per ragioni “altre”, Crescendo di Zahavi si muove in un terreno già esplorato nella filmografia mondiale. Rievocando in parte quel Prova d’orchestra (1978) di Federico Fellini con cui raccontare degli italiani per mezzo di un microcosmo orchestrale della società. Pur non essendo un prodotto filmico pienamente riuscito, specie negli archi narrativi non pienamente trasformati e senza una “chiusa” – e forse fin troppo carico a livello retorico – Crescendo è una piacevole anomalia “di genere” con cui intrattenere e sensibilizzare lo spettatore.