Carlo Verdone ha sempre avuto un certo talento nel raccontare alcune delle maschere sociali più tipiche della nostra società. Tuttavia, dopo 40 anni di onorata carriera, anche riuscire a far ridere così diventa un’impresa complicata.
Me lo diceva anche Alberto Sordi, l’ultima volta che pranzammo insieme – rivela lo stesso Verdone in conferenza stampa – “è difficile perché non c’è più il senso del ridicolo”. Una volta si poteva far ridere in modo più naturale, oggi viviamo in una società bombardata da ogni dove di notizie, in cui tutti si somigliano. Si tende all’omologazione e siamo tutti sottoposti a tensioni continue. Ma non dobbiamo fermarci: io pedino il fioraio, il barista, il macellaio… cercando di scoprirne tic e nevrosi in questo mondo “ipertecnologizzato”.
E anche di questo parla il suo Benedetta Follia, per certi versi sorprendente anche se molto ordinario per costruzione. Forse ha fatto davvero bene la collaborazione con Menotti e Nicola Guaglianone (già autori della sceneggiatura del fenomenale Lo Chiamavano Jeeg Robot), da cui nasce un film gradevole con alcuni ottimi guizzi, anche se con qualche pecca che si poteva facilmente evitare.
UN SACCO MODERNO
Dopo un breve prologo in cui vediamo lo spericolato protagonista Guglielmo (Carlo Verdone) avere un incidente in moto nel 1992, lo ritroviamo oggi, divenuto un fedele devoto e compassato, padre e marito esemplare, gestire un negozio di abbigliamento e oggettistica sacra. La sua vita viene sconvolta quando la moglie, stanca dopo anni di bon ton e di facciate costruite per la clientela clericale, lo lascia per la commessa del negozio.
Da qui la ricerca di una sostituta lo porterà a conoscere Luna (Ilenia Pastorelli), squinternata ragazza della periferia romana (nei guai con alcuni loschi tizi) che gli sconvolgerà la vita. Organizzandogli incontri alla cieca con donne più o meno caricaturali, Luna cercherà di far dimenticare a Guglielmo l’ex moglie, del cui ricordo sembra essere schiavo.
La critica più o meno divertita di Benedetta Follia a una società assuefatta dai social e dalle app per incontri è evidente, fin troppo a volte. Alcune sequenze appaiono lunghe e poco sottili e appesantiscono un po’ troppo il film, che però non manca di intrattenere senza scadere in una comicità puerile e nauseante. E’ evidente che però ci sia una volontà di svecchiarsi da certi stilemi classici di questo tipo di cinema.
“La maschera oggi è cambiata. Prima facevo la storia sui personaggi, oggi l’opposto. Ma per me resta fondamentale lavorare coi giovani come Ilenia, Menotti e Nicola: io ci metto l’esperienza, loro ispirano” – afferma Verdone – “chi fa ridere, oggi, è sempre una minoranza e questo fa paura: è un mondo sempre più “serio”. Per questo i cattivi del film non hanno un aspetto macchiettistico: bisogna raccontare anche questo. Pensate solo alla situazione di Ostia…”
CARLO E ILENIA
L’alchimia tra i due protagonisti è evidente e molto gradevole: l’impostato e mite Guglielmo riscopre il lato “selvaggio” che aveva sepolto anni prima grazie all’irruente Luna. Ilenia Pastorelli, dopo l’esordio di tre anni fa nel sorprendente Lo Chiamavamo Jeeg Robot, si rivela ancora una graditissima presenza davanti alla telecamera. Il suo mix di innocenza e sfrontatezza le permette di far affiorare il carattere dolce e genuino della ragazza, inguaiata con strozzini senza scrupoli e con un padre che non si fa mai vedere.
“E’ stato difficile non ridere recitando con Carlo, uno dei miei idoli: dovevo pensare alla nonna che stava male e cose così. Mi ha aiutata tantissimo a passare da ammiratrice ad attrice” – dichiara la solare Ilenia Pastorelli – sono stata fortunata perché il personaggio è scritto anche dagli sceneggiatori di Lo Chiamavano Jeeg Robot, che mi conoscono. Ci sono certe mie sfumature dentro.
Io non nasco come attrice e sul set cerco la condivisione delle caratteristiche del personaggio. Esterno pensando a come racconterei quelle cose alle amiche, per esempio. È un lavoro che ti costringe a essere sincera con te stessa.
Prima che uscisse Jeeg dissero al regista Gabriele Mainetti, forse per offendermi, che ero stata scelta solo perché venivo dal Grande Fratello, che non sapevo cosa stessi facendo.
Oddio, a volte manco io so che sto’ a fa’!
Però tu porti te stessa sul set, almeno io faccio così.
Anche il mattatore Carlo Verdone torna volentieri su quello che è forse il più evidente punto di forza di Benedetta Follia:
Ilenia è l’attrice che ho dovuto dirigere meno in tutta la mia carriera [lei ride e gli manda un bacio].
Un giorno abbiamo girato una scena difficile, emotiva. Abbiamo completato 39 inquadrature: sono tornato a casa e mi son detto “ma io non le ho detto niente, a questa!”.
Non ce n’era bisogno: si era studiata il copione e aveva creato un suo personaggio in modo molto spontaneo.
BENEDETTE RISATE