Berlino 1989. A pochi giorni dalla caduta del muro, Lorraine Broughton (Charlize Theron) viene mandata in missione per recuperare una lista contenente tutti gli agenti sotto copertura. Il suo obiettivo è trovare ed eliminare una spia doppiogiochista. Al suo fianco un folle e stravagante agente segreto di nome David Percival (James McAvoy), la condurrà in una folle caccia all’uomo tra le strade della città tedesca. Ma la missione si rivela più complicata del previsto.
La spy story coniuga lo stile anni ’80 a un tocco visivo molto moderno. La trama, ispirata alla graphic novel The Coldest City del 2012, è complessa ma mai banale e l’approccio che utilizza David Leitch riprende le atmosfere del fumetto d’ispirazione.
Leitch, co-regista del primo John Wick e del prossimo sequel di Deadpool, mette in scena corpi e azioni con consapevolezza e una resa estetica intrigante, fatta di luci al neon rosse e bluastre in forte contrasto con i toni glaciali delle ambientazioni e della stessa protagonista. Il regista crea sequenze d’azione di forte impatto evocativo e ricche di momenti serrati e avvincenti. Le scene di lotta e combattimento sono il vero punto forte del film poiché si nota la cura di Leitch per la visione d’insieme.
Il personaggio interpretato da Charlize Theron in Atomica Bionda è un mix letale di violenza e sensualità. Persino ricoperta da lividi ed ecchimosi, la splendida attrice sudafricana riesce ad essere magnetica e glaciale allo tempo stesso. Lorraine è una donna tanto sexy ed elegante quanto letale e imprevedibile. La Theron veste i panni di un’agente segreto che ricorda in determinati frangenti la classe di James Bond (e il suo ascendente sulle donne, qui a cadere nella trappola della bionda atomica è Sofia Boutella) e in altri la carica “distruttiva” di Jason Bourne. Una miscela esplosiva di femminilità e veemenza che si cela dietro un caschetto biondo platino e curve mozzafiato.
Accanto alla Theron troviamo James McAvoy, sempre poliedrico e eclettico nelle sue performance. Che McAvoy abbia un debole per i ruoli schizofrenici lo avevamo capito già in Split, ma qui l’attore britannico riesce a dare vita ad un personaggio complesso e convincente.
L’ambientazione anni ’80 non può essere tale senza una colonna sonora adeguata e anche questo aspetto viene pienamente centrato. I brani si susseguono uno dopo l’altro e risultano funzionali alla storia; si passa così dai Public Enemy ai Queen, fino ad arrivare agli After the Fire e molti altri.
Sono infine i colpi di scena ad aggiungere spessore alla narrazione, tutti calcolati e strettamente legati all’incedere della storia senza mai sembrare fuori posto o “alienanti”. Un action movie, letteralmente, ‘atomico’.
atomica bionda recensione