Addio a Ettore Scola, maestro del cinema italiano

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Ettore Scola, Massimo Troisi e Marcello Mastroianni sul set del film Che ora è?
Ettore Scola, Massimo Troisi e Marcello Mastroianni sul set del film Che ora è?
By Rob Bogaerts / Anefo (Derived from Nationaal Archief) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons
Ettore Scola – Photo By Rob Bogaerts
Si è spento a Roma all’età di 84 anni il maestro Ettore Scola, icona memorabile del cinema italiano che con il suo stile poetico e i suoi film ha segnato i costumi e la cultura di un’intera epoca.
Nato a Trevico (Avellino) il 10 maggio del 1931, manifesta negli anni dell’adolescenza un grande spirito creativo che lo porta a disegna fumetti per le riviste umoristiche Marc’Aurelio e Il travaso delle idee. Agli inizi degli anni ’50 si avvicina al cinema e scrive le prime sceneggiature di commedie all’italiana insieme all’amico Ruggero Maccari, ma il suo debutto alla regia avviene nel 1964 con Se permettete parliamo di donne, film in cui dirige Walter Chiari, Vittorio Gassman e Eleonora Rossi Drago. Il primo vero successo che lo consacra al grande pubblico arriva quattro anni più tardi, nel ’64, con Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?, commedia corale interpretata da Alberto Sordi, Nino Manfredi e Bernard Blier. Proprio con Sordi stringerà un sodalizio, scritturandolo per altre tre volte nei film La più bella serata della mia vita (1972), in alcuni episodi dell’indimenticabile I nuovi mostri, (1977) e infine in Romanzo di un giovane povero (1995).
Dopo aver firmato Il commissario Pepe (1969) e Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970), Ettore Scola si appresta a portare in vita il capolavoro della sua carriera: è il 1974 quando esce nelle sale C’eravamo tanto amati, opera avanguardista segue la storia di tre amici partigiani attraversando un trentennio di storia dell’Italia. Tra i protagonisti spiccano Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Stefano Satta Flores, rispettivamente nei panni dell’avvocato Gianni Perego e del buon Antonio, innamorati della bella Luciana (Stefania Sandrelli) e dell’intellettuale Nicola. Al film, dedicato a Vittorio De Sica, partecipano anche Marcello Mastroianni, Federico Fellini, Mike Bongiorno (nel ruolo di sè stessi) e i coniugi Aldo ed Elena Fabrizi.
Ettore Scola, Massimo Troisi e Marcello Mastroianni sul set del film Che ora è?
Ettore Scola, Massimo Troisi e Marcello Mastroianni sul set del film Che ora è?
Divenuto ormai popolare in Italia e nel mondo, Scola prosegue la sua avventura nel mondo della settima arte realizzando film come Brutti, sporchi e cattivi e Una Giornata particolare, pellicola con Mastroianni e Sophia Loren. Nel 1980 dirige Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant e Marcello Mastroianni nella commedia La Terrazza e nel ’82 richiama alla sua corte sempre Mastroianni per affidargli la parte di Giacomo Casanova nel dramma storico Il nuovo Mondo, tratto dal romanzo La Nuit de Varennes ou l’Impossibile n’est pas français di Catherine Rihoit.
Saranno poi Vittorio Gassman e Stefania Sandrelli a impersonare Carlo e Beatrice ne La famiglia (1987), film drammatico che copre 80 anni di storia e viene accolto con entusiasmo da pubblico e critica. Fra gli altri lungometraggi firmati dal regista ricordiamo Splendor (1988), La Cena (1988), Che ora è? (1989), Concorrenza sleale (2001) e Gente di Roma (2003). Nel 2013, dopo un assenza di 10 anni dalla scena, torna in cabina di regia per raccontare la storia di Federico Fellini, a vent’anni nella sua scomparsa, nel documentario Che strano chiamarsi Federico, presentato fuori concorso alla 70ª Mostra del Cinema di Venezia.
Durante il suo straordinario percorso artistico conquista sei David di Donatello e riceve ben quattro nomination all’Oscar per il miglior film straniero con Una giornata particolare, I nuovi mostriBallando ballandoLa famiglia.
Scola è stato un demiurgo assoluto del nostro cinema, un autore esemplare del racconto filmico, capace di passare da un decennio ad un altro con semplicità e un’innata sensibilità, e per questo destinato a rimanere impresso nell’immaginario collettivo.
Grazie Maestro
Andrea Rurali
Articolo anche su MaSeDomani.com