Titolo: Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto
Autore: Massimo Zanichelli
Casa editrice: Bietti
Pagine: 299
Prezzo: 14 euro
È un orologio rotto, o meglio, un bambino che gioca con le sue lancette sfidando inconsciamente la dimensione temporale il cinema di Christopher Nolan. Un cinema che Massimo Zanichelli analizza con sguardo attento e spirito di critica tra le pagine del suo libro Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto, edito da Bietti Edizioni per la collana Bietti Heterotepia e ristampato in una nuova edizione aggiornata nel 2018 dopo l’uscita al cinema di Dunkirk.
Non deve essere stato facile sobbarcarsi il compito di spiegare l’universo cinematografico creato da Nolan, un conglomerato di mondi diegetici lineari da un punto di vista prettamente narrativo (anzi, “circolare” come lo definisce lo stesso autore), ma decostruiti nella loro dimensione spaziotemporale. Zanichelli tuttavia non si è tirato indietro, accettando con coraggio questa responsabilità per poi realizzare uno dei testi più esaustivi in Italia per riscoprire la carriera di questo regista nato a Londra il 30 luglio del 1970.

In maniera ordinata, semplice e facilmente comprensibile da un pubblico di lettori quanto più ampio possibile, il libro di Zanichelli ripercorre la produzione di Nolan dai suoi esordi, fatti di cortometraggi rimasti ancora inediti in Italia, sino alle sue opere più famose e osannate (Inception, La trilogia del Cavaliere Oscuro) secondo un ordine cronologico e senza tralasciare alcun minimo dettaglio o riferimento biografico e meta-cinematografico che rendono unica la produzione filmica di questo regista.
Si potrebbe dire tanto di Nolan, cineasta cerebrale come definito da molti, capace di aggiungere ai propri rompicapi narrativi un sostrato emotivo alimentato dal trauma della perdita (un concetto, questo, che l’autore non si stanca mai di sottolineare nel corso delle sue disamine critiche); Zanichelli senza dilungarsi troppo in discorsi prolissi e noiosi, coglie il centro delle pellicole analizzate, segue un fil-ouge volto a ritrovare nei film di Nolan leitmotiv tematici e cifre stilistiche da lui rinvenute e argutamente esposte. Distaccandosi dal cliché ormai abusato del “cineasta freddo e cerebrale” Zanichelli apporta nuova linfa vitale allo studio del cinema di Nolan arricchendolo di spunti di analisi inediti e con cui rapportarsi a opere solo apparentemente complicate come The Prestige (giustamente considerato dal critico come “il capolavoro” di Nolan), Memento o l’ultimo Dunkirk.
