Abbiamo intervistato il regista Fabio D’Orta, regista di The Complex Forms
Buongiorno Fabio! Quando e come nasce la tua grande passione per il cinema?
Buongiorno a te Massimo e a tutti i lettori di CineAvatar. La mia passione per il cinema comincia probabilmente, come per tutti, dalle prime videoteche in cui si poteva finalmente scoprire un oceano di film che non venivano trasmessi in tv. Dai film di genere, fino ai grandi film d’autore.
Da cosa derivano invece le tue passioni per il disegno, per gli effetti speciali e per la stop motion?
Il disegno mi appassiona da sempre e mi ha guidato anche nelle successive scelte scolastiche. Per quanto riguarda invece la stop motion e poi gli effetti speciali, credo facciano parte di una ricerca ed una necessità personale.
Amo molto l’arte, la scultura e le installazioni dalle quali traggo molta ispirazione quindi, per tradurre le immagini scultoree che avevo in mente e che era difficile rendere con il solo disegno, mi sono avvicinato alla stop motion e successivamente agli effetti speciali che mi hanno aiutato a realizzarle in modo più realistico.
Ci puoi parlare in breve dei primi corti che hai girato? Non ho trovato molte informazioni in rete…
Come tutti ho cominciato a creare dei corti per fare dei test, anche se realtà non sono molto legato a questi progetti. Alcuni sono in rete, altri non si trovano più. In realtà penso a questi progetti come a delle suggestioni che sono state importanti ma solo nella mia prima fase di ricerca.
Hai girato anche video musicali per Dente e per i Verdena. Che genere di esperienze sono state?
Ho girato diversi video ma, come per i corti, ho sempre visto questi progetti come un’occasione di utilizzare attrezzature e risorse a cui non avrei mai potuto accedere in altro modo in quel periodo. Non sono molto legato a quei lavori, poiché nonostante la notevole libertà che mi veniva concessa, era pur sempre un prodotto che doveva soddisfare dei clienti e quindi c’erano sempre grandi compromessi da affrontare. Nonostante questo, devo dire di essere stato fortunato poiché sono sempre stato contattato da artisti che volevano lavorare con me e che, di conseguenza, mi lasciavano piuttosto libero.

Raccontaci della genesi del progetto “The Complex Forms”. Come nasce il soggetto? Che tipo di pre-produzione c’è stata?
Per prima cosa ho cercato per anni di mettere in moto un film nel modo più convenzionale, cioè passando per le produzioni classiche Italiane. Il risultato è stato un lungo temporeggiamento inconcludente, non ho trovato persone disposte a rischiare con qualcosa di diverso, o più in generale, un’infinità di false promesse. Ho quindi deciso di non aspettare altro tempo e di mettere in moto subito qualcosa. Avevo visto la villa che si vede nel film per un altro progetto e mi era rimasta la voglia di girarci qualcosa. Un’altra cosa che mi ossessionava in quel periodo era uno strano tipo di creatura simile ad un enorme altare sacro che mi girava per la mente. Il tutto si è unito lentamente a un’atmosfera solenne e classica, fino a trasformarsi in quello che si vede oggi. La pre-produzione, dato il piccolo budget e la troupe a dir poco ridotta, è stata calcolata nei minimi dettagli. Il risultato è che, per fortuna, non abbiamo mai perso un colpo sul set, tutto è filato in modo quasi perfetto.
I “mostri” di “The Complex Forms” sono molto originali e davvero ben fatti! Sono stati ideati da te? Com’è stato lavorare per la creazione di questi “personaggi”? Le pagine del grande scrittore Lovecraft hanno indirettamente contribuito all’ideazione dei “mostri”?
Sì, li ho disegnati io. Prima su carta poi direttamente in digitale dove sono stati scolpiti, dipinti, decorati e animati.
L’ispirazione, come dicevo, viene dal mondo dall’arte sacra che amo molto. Quando vedevo gli altari nelle chiese, intagliati o decorati con metalli preziosi, pensavo a quanto sarebbe stato meraviglioso se avessero potuto prendere vita, alzarsi e muoversi. Ogni creatura è unica. Mi piaceva l’idea che ognuna di loro rappresentasse una razza diversa proveniente da un luogo diverso e che appartenesse addirittura ad una religione diversa. Sono volutamente lente, arcaiche, estremamente decorate e preziose. Mi piaceva molto l’idea del contrasto del b/n con questi effetti così particolari anche perché solitamente, quando ci sono degli effetti di questo tipo, si tende a spingere molto in color correction rendendo le creature ‘pop’ se così vogliamo dire. Io invece volevo qualcosa di classico, sacro ed austero che solo il b/n poteva darmi. Lovecraft è sicuramente un’ispirazione, anche se non diretta, ma ovviamente è impossibile parlare di enormi creature sconosciute senza evocare i suoi incredibili libri.
Mi fa particolarmente piacere che il design delle creature di “THE COMPLEX FORMS” abbia vinto il premio come “Best creature feature” al PORTLAND HORROR FILM FESTIVAL nell’Oregon.

“The Complex Forms” ha avuto un grande successo in tanti importanti festival nel mondo…
Sì, devo dire che siamo davvero felici di come ”THE COMPLEX FORMS” è stato accolto in molti festival. È stato tutto molto veloce. Dal TORINO FILM FESTIVAL, dove abbiamo proiettato per la prima volta il nostro film e ricevuto una “menzione speciale”, siamo poi stati catapultati allo SLAMDANCE nello Utah dove abbiamo vinto la “menzione d’onore”, poi al FANTASPORTO in Portogallo dove abbiamo vinto il “premio speciale della giuria”, fino al MAMMOTH LAKES FILM FESTIVAL in California dove abbiamo vinto sia il premio come “miglior film internazionale”, che il “premio del pubblico per il miglior film internazionale”. Oltre al già citato PORTLAND HORROR FILM FESTIVAL abbiamo avuto proiezioni in festival in Germania, Francia, Brasile e ora al KANAZAWA FILM FEST in Giappone. In questi giorni siamo stati selezionati da un altro importante festival in America che presto annunceremo e numerosi altri sono in attesa di essere annunciati.
Ci ha fatto molto piacere anche ricevere due premi ai VESPERTILIO AWARDS, un premio organizzato dalla più grande comunità di appassionati di film di genere italiani, dove batte il cuore più sincero e appassionato di questo settore.
Cosa ne pensi della situazione attuale del cinema horror/sci-fi underground italiano?
Non seguo molto il cinema italiano contemporaneo ma, dai trailer e dal materiale pubblicitario, vedo una grande voglia di film di genere ed un grande fermento. Premetto che non sono particolarmente legato all’horror o alla fantascienza mi interessa l’elemento straordinario in un racconto, anche se reale, detto questo rimango sempre confuso dal fatto che i generi più redditizi nel mercato internazionale non vengano particolarmente sviluppati dalle nostre produzioni non indipendenti. Anche un film di fantascienza può essere un film d’autore importante, basta pensare a Tarkovsky.
Qual sono i tuoi film horror preferiti?
Come dicevo i film horror non sono un particolare riferimento nel mio lavoro ma sono molto legato ai film di David Cronenberg, proprio perché vi ritrovo una ricerca sul corpo, le macchine, le modificazioni e la mente. Mi piacciono molto anche i film di Clive Barker e John Carpenter, oltre ai grandi classici italiani come Mario Bava, Lucio Fulci e Dario Argento.
Progetti futuri in cantiere? Siamo molto curiosi!
In questo momento sto scrivendo un nuovo film che contiene elementi di fantascienza ma calato nella realtà, penso che il risultato sarà strano ma stimolante. Ne sto discutendo con diverse realtà produttive straniere poiché ad oggi l’Italia non ha dimostrato molto interesse. Incrocio le dita e spero veda la luce presto.
Hai voglia di salutare i tuoi followers ed i lettori di CineAvatar?
Ringrazio tutti per l’affetto e la curiosità che mi hanno dimostrato in questi mesi sui social, per me è una grande gioia ogni volta che qualcuno s’interessa al mio lavoro. Ti ringrazio per queste domande stimolanti e saluto con un grande abbraccio i lettori di CineAvatar e tutte le persone che vorranno seguirci in questa avventura.
Foto: ufficio stampa