On Falling, la recensione del film di Laura Carreira

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Joana Santos in On Falling recensione

On Falling è il lungometraggio d’esordio della regista portoghese Laura Carreira presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle.

Di che cosa parla On Falling?

Aurora (Joana Santos) è un’immigrata portoghese in Scozia che lavora in un enorme magazzino come picker, cercando i prodotti ordinati dai clienti online. La giovane condivide un appartamento con tante altre persone da background differenti e passa le sue giornate lavorando e scrollando internet dal suo telefono, faticando ad arrivare a fine mese.

Joana Santos in On Falling

Com’è On Falling?

On Falling ha avuto la sua anteprima al TIFF, approdando a settembre al San Sebastián International Film Festival dove Carreira, classe 1994, ha vinto il premio per la miglior regia.
Il lungometraggio racconta la storia dolorosa di Aurora, una donna come tante altre lontano da casa e dagli affetti per lavoro, isolata dal contesto collettivo e alienata da un lavoro senza possibilità di crescita. I ritmi soffocanti del capitalismo non le danno possibilità di avere una vita sociale vera e propria e anche nei pochissimi spazi che riesce a ritagliarsi non si trova mai del tutto a suo agio, non abituata al contatto umano e alla socializzazione, finendo a chiudersi stanca e senza soldi nella sua camera da letto, navigando sui social network. In questo senso il film denuncia una situazione tristemente attuale, dove le persone sono costrette a migrare alla ricerca di un lavoro che comunque non gli permette una vita dignitosa.

È importante in questo contesto il discorso sul profitto, Carreira infatti presenta un’azienda che ricalca moltissimo le warehouse di Amazon, quelle dove lavora anche la protagonista di Nomadland (2020), che attraverso il micromanaging controllano ossessivamente la produttività dei dipendenti, un metodo ormai molto comune in questo tipo di impieghi. Di fronte a questa e altre situazioni lo spettatore rimane turbato nel riconoscerle come familiari, arrivando a chiedersi – tanto nel film quanto nella realtà – qual è ormai il ruolo dei sindacati, se c’è ancora.

Il film narra dunque dei nuovi poveri, la classe sociale emergente di persone che hanno un tetto sulla testa ma che pagano a fatica, che aspettano lo stipendio mangiando patatine o muffin da banchetti aziendali, e conseguentemente indaga la loro salute mentale che si deteriora nello sforzo di sopravvivere. Una classe sociale che vive per lavorare, i magazzini sono oggi come le fabbriche di Elio Petri che portano all’annullamento dell’identità tanto da non sapere ma in realtà a non avere nemmeno tempo di potersi chiedere chi si è davvero, figuriamoci dedicarsi all’arte, alla cultura e alla bellezza.

In una delle scene più toccanti del film Aurora si dà malata per poter affrontare un colloquio di lavoro che potrebbe sollevarla dalla monotonia del magazzino e in uno slancio raro di “frivolezza” (da intendere come spensieratezza positiva) entra in un negozio di make-up e si fa truccare da una commessa. Lo scambio è tenero e sembra che la protagonista faccia emergere seppur flebilmente un po’ della sua personalità, sepolta sotto gli strati di anedonia e depressione, ma alla fine la gentilezza della commessa sembra finalizzata a venderle un prodotto che non può permettersi.

In questo contesto amaro però, l’autrice offre una visione profondamente triste ma non catastrofica della situazione, mostrando infatti anche degli spazi possibili di umanità negli atti di gentilezza casuali e disinteressati, come quando Aurora aiuta una ragazza che si è sentita male in un locale, o quando il coinquilino si offre di pagare in anticipo la sua quota delle bollette, o quando un anziano aiuta la protagonista che è svenuta per la stanchezza in un parco. Insomma, sembra quasi un monito leopardiano, l’unione tra gli ultimi in questa società che opprime è l’unica possibilità di salvezza.

Joana Santos in On Falling recensione

On Falling è un film da vedere?

Il lungometraggio di Laura Carreira è un esordio brillante che racconta con empatia la working class contemporanea, dove l’alienazione porta alla dissolvenza del sé in una società che non offre possibilità di riscatto.

L’interpretazione di Joana Santos ricostruisce l’isolamento e la fragilità di una protagonista che si fa sempre piccola e rifilata dagli spazi che abita, nascondendo un mondo interiore di rabbia e solitudine. Prodotto dalla Sixteen Films di Ken Loach, On Falling si avvicina molto ai lavori del regista britannico, presentando una storia di denuncia dal sapore amaro accennando allo stesso tempo alla possibilità di un barlume di speranza.

Fonte immagini: Festa del Cinema di Roma