RECENSIONE NO SPOILER
DEL CINECOMIC MARVEL
CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR 

Captain America: Civil War è un cinecomic atipico per i Marvel Studios: non è oscuro, ma è maturo sia nei temi trattati (il terrorismo, analizzato con uno sguardo molto realistico che sembra richiamare fatti di cronaca noti, il compromesso tra libertà e sicurezza e l’efficienza delle istituzioni governative) che nella scelta del tono emotivo. Potrebbe deludere la messa in scena della guerra civile richiamata nel titolo, dal suono così roboante da creare fraintendimenti: il conflitto non è di scala globale, tanto da costringere la popolazione mondiale a scegliere tra due fazioni, ma è psicologico, intimo e privato, aderente esclusivamente alla comunità di supereroi.

Come raramente succede nei film Marvel, l’azione non si lascia andare ad una pazza euforia ma è trattenuta, resta un passo indietro dall’auto-compiacersi della propria spettacolarità. La violenza non è grafica ma è percepita, il climax narrativo in cui le due fazioni di “super” si scontrano è tutt’altro che un momento di rilascio e di sfogo. I pugni sono amari, le sconfitte sono tristi, i feriti sono amici. È la battaglia, forse non civile, ma sicuramente ben rappresentata nel dolore che provoca (un grandissimo merito per il film).

captain america civil war

Iron Man e Captain America sono metafore antiche, così come ciascun supereroe ma, per la prima volta dopo Watchmen (ricordate il Keene Act? I patti di Sokovia di Civil War non sono molto differenti) vedere delle icone guardare all’interno di sé stesse, e crollare, colpisce con amarezza il sogno dell’uomo idealizzato americano.

I fratelli Russo danno prova di essere consapevoli delle problematiche e dei punti di forza che la storia di Captain America: Civil War poteva generare. La loro scelta è stata quella di sacrificare la spettacolarizzazione nella prima parte per prendersi tranquillamente il tempo per delineare la natura e gli istinti dei personaggi, impostare un conflitto, e spiegare le motivazioni in funzione del culmine emozionale della seconda parte. Le sequenze action sono montate ottimamente anche se non brillano, come di consueto, gli effetti visivi.

captain america civil war

Captain America: Civil War resta però, ad una prima visione, troppo immerso in una modulazione ‘sentimentalmente’ depressa, senza variazioni. Persino i supereroi più amati dimostrano di avere meno personalità rispetto alla gestione di Joss Whedon o ai film in solitaria. Certo, abbiamo forse il miglior Spider-Man visto al cinema e un villain sicuro, a sorpresa molto presente, ma gran parte dell’empatia per i protagonisti deriva dall’avere assistito a molte avventure nei capitoli precedenti. Isolato dal contesto del Marvel Cinematic Universe, Civil War fatica a non fare percepire il peso della sua ambizione mentre, visto in un quadro narrativo più ampio, risplende facilmente come punta di diamante del genere.

L’ultima fatica dei fratelli Russo è inusuale perché intrattiene poco (chi ha detto che è per forza un male?), sicuramente con minor incisività rispetto a Captain America: The Winter Soldier (che aveva dalla sua un paio di colpi di scena ottimamente utilizzati), e diverte meno di quanto siamo stati abituati a vedere nelle precedenti produzioni. Il terzo capitolo dedicato alla Leggenda Vivente Steve Rogers (Chris Evans) riesce però a renderci partecipi il pubblico di un mondo più esteso, nell’avvicinarci razionalmente agli Avengers, nel mostrare il dramma dietro le normali avventure dei supereroi, nell’essere una lotta di idee più che di armi.

captain america civil war

Captain America: Civil War è un blockbuster avvincente ed energico, dotato di una sceneggiatura decisa e valorizzato da una regia scintillante, ma porta appresso alcuni difetti che derivano soprattutto da un scenario ambientale e storico che già conosciamo. Non avere una connotazione estetica e un approccio incisivo e originale può rappresentare, ad oggi, uno svantaggio per un lungometraggio che rischia di venire perso nel mare ‘saturo’ dei suoi predecessori (e successori). A fine corsa si è soddisfatti ma la percezione è quella di aver bisogno di staccare temporaneamente la spina, di prendersi una pausa e rallentare la produzione dei cinecomic per tornare a vivere questi mega crossover come ‘eventi cinematografici’ e non come gli ennesimi ‘film evento’.

Consigliato a: tutti coloro che desiderano una Marvel che cresca con loro.

Gabriele Lingiardi

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