La recensione di THE NEW MUTANTS, il nuovo capitolo della saga degli X-Men diretto da Josh Boone

Sono veramente pochi i punti di contatto tra The New Mutants, il cinecomic diretto da Josh Boone, e gli altri film appartenenti all’universo cinematografico degli X-Men, nato sotto la 20th Century Fox e ora passato in mano alla Disney.

D’altronde, l’intento è sempre stato quello di dar vita a un prodotto in grado di reggersi sulle proprie gambe, con l’auspicio di poter varare una linea narrativa parallela e indipendente, in grado di affrontare il tema della mutazione da un punto di vista meno supereroistico e legato invece alle innumerevoli problematiche (personali e sociali) che la diversità comporta. Non sorprende, quindi, che la scelta del tono su cui improntare questo nuovo film Marvel sia ricaduta su un’atmosfera di matrice prettamente horror che tanto si accosta all’angoscia scaturita dal dover fare i conti con un indesiderato lato della propria identità.

Eppure la veste orrorifica di cui la pellicola ha fatto così tanto sfoggio in fase di promozione si rivela ben presto un Velo di Maya, al di sotto del quale ci accoglie la vera essenza di The New Mutants: la natura di un film che vuole, prima di tutto, raccontare il forte legame affettivo tra individui che condividono un passato in cui ciò che li rende “speciali” ha finito invece con l’annientare quanto avessero di più caro e ferire le persone alle quali tenevano.

Non c’è nulla di sbagliato in queste intenzioni ma la pellicola si presenta letteralmente piena di sequenze in cui la tensione viene costruita sapientemente passo dopo passo, per poi sfociare nel nulla più assoluto, là dove il sentimentalismo la fa invece da padrone e regala momenti più sinceri e spontanei, a dimostrazione che Josh Boone (Colpa delle Stelle, Stuck in Love) predilige un linguaggio emotivo fondato sul dialogo tra due personaggi, rispetto a quello atto a descrivere una situazione di pericolo o tensione.

The New Mutants
I cinque protagonisti di The New Mutants

A onor di cronaca, i nuovi mutanti avrebbero dovuto vedere la luce nel 2017 (basti pensare che il compianto Stan Lee compare in veste di produttore) ma la loro gestazione ha richiesto più di tre anni, complice anche l’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo intero e i continui rinvii di release. E’ lecito pensare che, considerato il tempo trascorso, il film non sia stato ritenuto un buon prodotto in partenza e, per questo motivo, abbia richiesto riprese aggiuntive o interventi di post-produzione. La realtà dei fatti è esattamente l’opposto: quello in cui pecca l’opera di Boone (nella versione definitiva uscita nelle sale) sembra essere proprio l’aver mantenuto la sua forma originaria, così come il regista l’aveva concepita… o almeno questo è ciò che si evince da una prima visione.

Nel corso dei suoi 99 minuti, The New Mutants mantiene infatti un’innegabile coerenza interna: nessun evento o comportamento appare mai fuori luogo o frutto di una modifica a posteriori, eppure i cinque giovani protagonisti, prigionieri in un ospedale psichiatrico che tanto odora di preambolo a una minaccia ben più grande che li attende una volta varcata la soglia del mondo esterno, sembrano muoversi in uno scenario semivuoto (per non dire “cinematografico”), privo di fondamenta narrative o qualsivoglia dettaglio di contesto. Ogni cosa ci appare in uno stadio embrionale, una piccola e umile vicenda appena abbozzata, in cui galleggiano tante buone idee (sulla carta) prive di uno sviluppo degno di nota, quando ulteriori interventi di rifinitura e approfondimento avrebbero senza dubbio portato a maggior coinvolgimento e comprensione.

The New Mutants Anya Taylor-Joy
Anya Taylor-Joy è Illyana Rasputin / Magik

Lo stato di detenzione a cui sono costretti la giovane cheyenne Danielle (Blu Hunt), l’ultima arrivata, e i suoi compagni di sventura si delinea come un dilemma talmente effimero (una singola mutante risulta in grado di tenerne sotto chiave altri cinque, per quanto giovani e inesperti) che l’unica minaccia reale alla loro salvaguardia ha origine dal potere di un membro del gruppo. Chiaro è l’intento di volerci rendere consapevoli di come dobbiamo imparare ad accettare noi stessi, nel bene e nel male, per riuscire ad affrontare il mondo che ci circonda, così come l’essenzialità di una pellicola non deve, per forza di cose, rappresentarne un deficit qualitativo. Ciononostante, The New Mutants non riesce a mostrare i muscoli nemmeno nell’affrontare le tematiche che gli stanno più a cuore: nessuno dei cinque traumi portati in scena viene sviscerato a dovere, tant’è che ci risulta difficile provare empatia nei confronti di qualcuno che si conosce a malapena, per l’effettiva mancanza di elementi utili a ricostruirne i trascorsi o anche solo a renderli credibili.

Neanche l’orientamento sessuale e il rapporto sentimentale di due delle protagoniste femminili, per quanto inedito nell’ambito della cinematografia di stampo supereroistico (di certo non fumettistico e La vita di Adele ne è un perfetto esempio) e indubbiamente ben inserito da Boone in un perenne clima di minaccia, riesce a risollevare le sorti di un prodotto nato prematuro e mai veramente accudito, prima di lasciarlo al giudizio del pubblico. Innovativo nelle intenzioni ma relegato, come i suoi protagonisti, al ruolo di capitolo comprimario di una saga di successo, The New Mutants non mancherà forse di coinvolgere e stupire le nuove generazioni, laddove pellicole come Breakfast Club (1985), Nightmare 3 – I guerrieri del sogno (1987) o una puntata a caso di Buffy l’ammazzavampiri (che il film di Boone cita apertamente in più di un’occasione) hanno già spianato la strada, stampate indelebilmente nell’immaginario di ogni cinefilo di vecchia data, fan Marvel compresi.