Cate Blanchett interpreta Lydia Tár nel biopic diretto da Todd Field,
in concorso a Venezia 79

Lydia Tár è all’apice della sua carriera. Si sta preparando al lancio di un libro ma anche all’atteso concerto in cui dirigerà la Sinfonia n. 5 di Mahler. Tuttavia, nelle settimane che precedono questi due importanti eventi, la sua vita inizia a precipitare in un dramma dopo l’altro, in crescendo.

La storia di Todd Field, regista e sceneggiatore, ha una visione molto moderna delle dinamiche di potere all’interno di un ambito come quello della musica. Inoltre, ci mette di fronte a diversi quesiti sulla moralità della natura umana.

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Cate Blanchett è Lydia Tar nel film di Todd Field recensione
Allegro

Se il film di Field fosse una Sinfonia sarebbe sicuramente un Allegro. Il ritmo è incessante con la tensione drammatica che rimane alta fino alla fine. Ci si immerge nelle vite dei personaggi e non c’è un attimo di tregua. Il tappeto musicale sostiene questa agitazione restituendone le sensazioni dei personaggi stessi a livello emotivo e psicologico

Mentre l’orchestra si prepara ad eseguire e registrare dal vivo la Sinfonia n. 5 di Mahler, uno degli apici della carriera di Tár, cominciano a sorgere i primi problemi. Tár mette in discussione, senza mai dimostrarlo apertamente, la sua stessa identità di donna sul podio di una delle più importanti orchestre tedesche. Prendendo decisioni poco sagge e moralmente discutibili, poiché succube di certi meccanismi tossici, la direttrice fa vacillare la sua concentrazione e perde lucidità. Cominciano così le notti insonni, le bugie, i sotterfugi e le scappatoie per non voler affrontare il vero problema: l’essenza di sé.

La protagonista sembra muoversi tra successi interminabili non sapendo, però, chi è o chi vuole essere, nel momento di maggior pressione crolla domandandosi quanto la sua identità sia un fattore più politico e sociale che di reale merito. Ne risulta così un ritratto logorato da anni di sacrifici e da un’implicita ferocia del mondo della musica classica contemporanea.

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Cate Blanchett è Lydia Tar recensione
TÁR on CATE

Tár è a tutti gli effetti un film costruito su Cate Blanchett e se non fosse stata lei la protagonista il film non sarebbe altrettanto riuscito o, probabilmente, esistito. L’attrice premio Oscar per Blue Jasmine sorregge il biopic con la sua innata eleganza e una bravura da vera Maestra.

Il film non solo è cucito sull’attrice, è il film di Cate Blanchett, che riesce a plasmare come fosse materia viva, come se fosse realmente il suo vissuto, non facendo mai staccare gli occhi dallo schermo. Conturbante, affascinante e controversa; aggettivi che definiscono il personaggio di Tár in questa trasposizione cinematografica.

Nonostante ciò, il film pecca di un velo di narcisismo levandosi completamente sulla figura della Blanchett e tralasciando quello che, forse, doveva essere il fulcro della vicenda: la lenta discesa della protagonista.

Tár passa da un episodio all’altro senza mai realmente soffermarsi su quello che la donna sta vivendo rendendola quasi distaccata e fredda, come i robot che tanto odia, in tutte le situazioni della vita.

Il risultato finale è un’esplorazione della natura mutevole del potere e del suo impatto in una società moderna in continua evoluzione, incapace di accettare, di buon grado, i più piccoli cambiamenti. Anche una donna alla direzione di un’orchestra.

VALUTAZIONE CINEVATAR