Le Bureau – Sotto copertura, tornano le indagini del DGSE, con Mathieu Kassovitz, Mathieu Amalric e Louis Garrel

Giunta al quinto ciclo di episodi, Le Bureau – Sotto copertura (2015 – in onda), la serie prodotta da TOP – The Oligarchs Productions, si regala l’ennesima new entry d’eccezione con cui alzare (a un livello decisamente altissimo) il talento in scena. Dopo l’ingresso nel cast della quarta stagione di Mathieu Amalric (7 uomini a mollo) – accanto ai protagonisti “storici” Mathieu Kassovitz, Sara Giraudeau e Florence Loiret-Caille Le Bureau – Sotto copertura porta in scena nientemeno che Louis Garrel (L’Ufficiale e la Spia) nei panni dell’agente segreto Mille Sabords; figura dai metodi decisamente poco ortodossi e dall’acuto ingegno.

Matthieu Kassovitz in una scena de Le Bureau 5

Le Bureau, il punto d’incontro tra Homeland e The Night Manager

Per chi fosse uno spettatore dell’ultima ora, sappiate che Le Bureau – Sotto copertura è uno dei prodotti seriali europei più affascinanti e meglio realizzati. La serie ideata da Éric Rochant nel 2015 è senza dubbio una delle più efficaci riletture del genere spy a livello europeo; rappresentando un ipotetico punto d’incontro tra gli intrecci narrativi di Homeland (2011-2020); e la patinata messa in scena della miniserie The Night Manager (2016). Ciò in cui Le Bureau – Sotto copertura differisce, però, è un’atipica connotazione umana del racconto a partire dallo stesso espediente alla base del pilot; l’incapacità dell’agente Guillaume Debailly (Mathieu Kassovitz) di lasciare andare la propria identità sotto copertura di rientro da una missione di 6 anni in Siria.

Viene portato in scena così un intreccio solidissimo, sulla tradizione dei drammi europei contemporanei – alla Dark (2017-2020) per intenderci – con ben pochi indizi lasciati allo spettatore, favorendone così il processo di ragionamento.
Il resto si concretizza nella cornice scenico-tematica dello spionaggio, attraverso la quale c’immergiamo nell’alto realismo delle operazioni del BDL (Bureau des Légendes). Quello di Le Bureau – Sotto copertura dimostra così di essere un racconto intelligente e ricco di sfumature.

una scena di Le Bureau 5

Kassovitz-Amalric-Garrel: gli assi di Le Bureau

Nel corso delle puntate, troviamo tanta azione, ma anche molto “lavoro d’ufficio”. Il sopracitato realismo trova riferimenti nelle sequenze di scartoffie e pratiche inerenti alle missioni e in quelle di spionaggio ora vecchia maniera, ora attraverso l’ausilio dell’evoluzione tecnologica. L’enorme pregio dell’opera di Rochant, infatti, è quello di mostrarci non soltanto i tracciamenti satellitari, i droni, o il come tracciare un individuo per mezzo dei social media, ma anche il prezioso lavoro del backoffice.

Oltre a questo, però, il prodotto respira grazie alla sua molteplice natura e alle sopracitate sfumature tematiche; supportate da una struttura che prevede la presenza di più linee narrative legate agli agenti sotto-copertura del BDL a livello globale. Ciò permette a Rochant di giocare con la sua creatura, raccontando, di riflesso, la condizione della donna in Medio Oriente; il doppio dramma esistenziale dell’agente segreto in missione, attraverso la dicotomia Kassovitz-Garrel; o il dramma interiore del personaggio di Amalric.

Mathieu Amalric in una scena de le bureau 5

Rochant come Melville, Le Bureau e la rilettura del genere spy

Così facendo, Le Bureau – Sotto copertura vive una e più vite all’interno della narrazione della propria puntata, grazie anche a una messa in scena curata nei minimi dettagli. Dalle sequenze di hacking alle attività d’ufficio; dalla sottotrama romantica con cui alleggerire il racconto ai sopracitati drammi interiori dei protagonisti; tutti elementi funzionali con cui dare colore a un racconto che altrimenti rischierebbe l’inesorabile bidimensionalità.

I personaggi in scena vivono e crescono all’interno di ogni puntata, grazie a una cura metodica della caratterizzazione degli stessi; resa gloriosa da pezzi da novanta del cinema francese del calibro di Kassovitz, Amalric e Garrel. Anche per questa ragione, non si sbaglia a dire che l’opera di Rochant è autentico Cinema prestato alla Televisione.

Il lavoro di destrutturazione delle abituali estetiche del Cinema di genere compiuto da Éric Rochant è – con le dovute cautele – perfettamente inquadrabile nella dimensione sperimentale assunta da Jean-Pierre Melville con il suo Le Samourai (1967). Laddove Rochant riesce a dare un nuovo punto di vista a un genere ampiamente inflazionato.
La palla passa ora allo spettatore, per un nuovo ciclo di dieci puntate che avrà inizio su Sky Atlantic dal 15 luglio 2020, con il rilascio dei primi due episodi.