
Gli uccellini arrabbiati sono tornati … e “impennati” neri.
Red vive sull’isola degli uccelli insieme a tanti variopinti volatili sempre allegri e gioiosi, ma è costantemente accigliato e ha dei problemi a governare la sua ira. In questo paradiso capisce presto di non essere solo e conosce altri simili che vivono emarginati perché “diversi”: il velocissimo Chuck e l’esplosivo Bomb.
Quando, però, i maialini verdi (Piggies) invadono l’oasi felice per rubare le uova, sarà il gruppo di gestione della rabbia a cercare di salvare tutti i pulcini.
Tratto dalla serie di videogiochi ideata da Rovio per smartphone e tablet, Angry Birds è un racconto canonico che segue un percorso narrativo molto semplice e lineare senza stupire o essere molto originale (accompagnato da una colonna sonora costellata di hit contemporanee), ma è la figura del protagonista che diventa la chiave “innovativa” della vicenda.
Red è un “emarginato” dalla società perché ha la forza morale di opporsi ad una, latente, ipocrisia generale. Essere arrabbiati o pensarla in modo differente dagli altri viene percepito come un fattore discriminante che deve essere curato, e punito, attraverso sedute psicologiche in una, quasi surreale, struttura di controllo dell’idrofobia.
Ed è nel frangente in cui la comunità non percepisce l’arrivo dell’imminente pericolo perché troppo ingenua e superficiale, che la diversità del protagonista e dei suoi amici entra in gioco portando l’antieroe a diventare eroe e a guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione di tutti.
