THE FAREWELL – Una bugia buona, la recensione del film di Lulu Wang

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The Farewell (C) Photo Courtesy Of A24
THE FAREWELL – Una bugia buona (C) Photo Courtesy Of A24
Non è raro che, nel corso di un’intera esistenza, una persona si guardi alle spalle: alla sua infanzia, al percorso intrapreso, alle scelte giuste, quelle sbagliate, ai meriti e ai rimpianti. Qualunque sia il motivo di questo rivolgere lo sguardo al passato, si è sempre alla ricerca di qualcosa (risposte, lezioni di vita, emozioni credute perse per sempre).
Spesso si ha la sensazione che ogni nostro trascorso sia sempre lì ad aspettarci, in attesa di essere “ripreso in mano”, riavvolto, vissuto nuovamente, addirittura trasformato, ma il più delle volte ci ritroviamo faccia a faccia con una dura realtà: il passato non ritorna.
Le persone e i luoghi che abbiamo lasciato indietro possono ancora far parte della nostra vita ma non saranno mai più gli stessi dinnanzi ai nostri occhi; questo non perché abbiano subito qualche sorta di cambiamento ma piuttosto perché, in fondo, a cambiare siamo stati noi stessi.
Quando Billi Wang (Awkwafina), cinese di origine ma statunitense di adozione, decide di accompagnare la sua famiglia dalla nonna malata di cancro ai polmoni, Nai Nai (Zhao Shuzhen), si ritrova a dover fare i conti proprio con questo tipo di cambiamento.
Con la testa piena di ricordi nei confronti della nonna e della sua città natale, Billi accetta a malincuore l’idea dei suoi parenti di negare a Nai Nai la consapevolezza di avere pochi mesi di vita. Ogni cosa deve scorrere come sempre, tant’è che viene organizzato il matrimonio occasionale di un cugino della ragazza per giustificare l’improvvisa rimpatriata.
The Farewell (C) Photo Courtesy Of A24
THE FAREWELL – Una bugia buona (C) Photo Courtesy Of A24
La regista Lulu Wang prende spunto da una sua esperienza personale e ci suggerisce quanto questa particolare usanza non sia poi così inconsueta in Cina. Più spesso di quanto si possa credere, infatti, si tende a tener nascosto un destino spiacevole per evitare che la persona a noi cara viva i suoi ultimi giorni dominata da un sentimento di paura. Il timore di una morte imminente non farebbe altro che accelerare il processo, o almeno questo è quanto si pensa. Ecco dunque che l’intera famiglia di Billi si trasforma ironicamente in una sorta di “squadra speciale” con il compito di tenere Nai Nai all’oscuro di tutto e vivere appieno quegli ultimi momenti di festa.
Arzilla e spontanea come sempre, l’anziana signora non sembra perdere un colpo. Nonna e nipote trascorreranno insieme giornate preziose, immerse in un’armonia familiare che proviene da un’epoca ormai lontana. Eppure, certe emozioni sono destinate ad essere solo di passaggio, come delle vecchie amiche tornate a trovarti ma senza l’intenzione di fermarsi a lungo.
In modo semplice, delicato, naturale, Billi si ritroverà così a dover gradualmente dire addio non solo a Nai Nai ma anche a ogni singolo tassello del prezioso mosaico che l’ha condotta dov’è ora, nei panni della donna che è finalmente diventata.