Noi siamo cinema è un viaggio emozionante nella settima arte tra i capolavori del nostro cinema e le testimonianze dirette dei protagonisti. 

Il documentario nato da un’idea di Marco Costa, curato da Andrea Rurali e Gianluca Genovese, debutta il 16 dicembre in 1^TV assoluta alle 21.00 su Cine34.

C’è un forte senso di pudore che attraversa Noi siamo cinema, documentario che debutta giovedì 16/12 in 1^TV assoluta alle 21.00 su Cine34.

Non certo nelle immagini, tratte dai migliori film della storia del cinema italiano e assemblate con grande energia da Andrea Rurali e Gianluca Genovese. Questo pudore lo si trova nella natura intima del documentario che non vuole spiegare o affermare, ma semplicemente desidera offrire un viaggio guidato dalle suggestioni e dalle emozioni. Nato da un’idea di Marco Costa, Noi siamo cinema non è un’opera storiografica o compilativa, ma una vera e propria lettera d’amore verso la settima arte e, ancora di più, verso quegli usi e quei costumi dell’Italia che tante storie hanno ispirato.

noi siamo cinema
Jacques Perrin in una still di NOI SIAMO CINEMA, il documentario in arrivo su Cine34. Courtesy of Mediaset RTI.
La potenza delle immagini

Il filo conduttore lo fanno le immagini. Gli autori tendono a scomparire dietro di esse, come a dire che tutto quello che c’è da raccontare l’hanno già fatto i grandi registi nelle loro inquadrature. Ogni analisi è superflua. Il documentario invece lavora sullo sguardo da lontano, come chi da una cima guarda la vallata. Gli autori del passato si intrecciano in un dialogo virtuale riprendendo suggestioni, richiamandosi nelle situazioni senza sovrapporsi l’uno all’altro, ma solo aggiungendo la propria voce. È così che procede questo documentario atipico, attraverso le testimonianze dei diretti protagonisti che, nelle interviste, nei dietro le quinte, ma anche con le loro azioni in scena spiegano i gusti, i sapori, del cinema italiano che si sono evoluti nel tempo.

Se c’è un limite a questo omaggio in forma di film, sta proprio nella sua passione senza freni che lo fa essere come un cibo grezzo, genuino proprio perché non raffinato industrialmente. Non per tutti insomma. Questo gli conferisce una grandissima identità, ma chiede anche allo spettatore la disponibilità a lasciarsi andare in balia delle immagini (siamo ancora abituati a farlo?). In quanto operazione strettamente cinefila, Noi siamo cinema non esplicita niente a voce. Rispettando la natura delle immagini in movimento chiede di essere visto. Solo guardando escono i significati, le opinioni degli autori, e il racconto storiografico.

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Ennio Morricone in una still di NOI SIAMO CINEMA, il documentario in arrivo su Cine34. Courtesy of Mediaset RTI.
Emozioni e suggestioni

Oltre ad essere un’esperienza strettamente intellettuale però Noi siamo cinema vuole anche emozionare. Lo fa servendosi della musica di Ennio Morricone, che come una coperta calda si stende su gran parte del film. Quando succede, l’effetto è una grandissima scarica di energia. Ma traspare anche un rimpianto sicuramente nostalgico dei gloriosi fasti della settima arte in Italia, senza amarezza però.

Stupisce infatti che non ci sia mai fatalismo. Spesso si racconta la disfatta del cinema italiano contemporaneo come di un lungo declino dove anche i piccoli sobbalzi e segni di vita non hanno permesso un rinnovamento radicale. Un’arte destinata a scomparire. Non c’è questo tipo di amarezza in Noi siamo cinema, anzi, è proprio in quel “noi” che si pone il messaggio in contro tendenza e di orgoglio: l’Italia ha nel suo sangue e nella sua tradizione una cinematografia così immensa da averne cambiato i costumi e influenzata profondamente. La contemporaneità delle nostre città, le modalità di convivenza tra cittadini e le tradizioni derivano anche dall’impatto della tradizione audiovisiva. E non solo per l’alfabetizzazione della popolazione permessa dalla televisione. Siamo stati grandi, in passato, capaci di influenzare il mondo con correnti che hanno cambiato lo sguardo sulla realtà. Oggi è così diverso, ma non distante da quel periodo.

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Diego Abatantuono in una still di NOI SIAMO CINEMA, il documentario in arrivo su Cine34. Courtesy of Mediaset RTI.
Una lettera d’amore al nostro cinema

Certo i grandi autori mancano, i giovani capaci di dire qualcosa di diverso si contano sulle dita di una mano. Il documentario firmato da Rurali e Genovese non trova colpevoli, anzi, non vuole proprio cercarli. Incoraggia invece a ritornare grandi con la consapevolezza che quella vetta non è una cima irraggiungibile, ma è stata la nostra casa per molti anni. Come fare quindi a tornarci? Semplicemente imparando ad ascoltare le voci del passato, a rileggere la nostra filmografia come un corpus più coerente e compatto di quanto si sia mai pensato. Dalla commedia al dramma, dal western all’epica storica spesso il passo è più breve del previsto.

E allora basta sapere guardare, e comprendere gli insegnamenti che i grandi registi hanno lasciato per strada. Il cinema del futuro è già contenuto nel passato, è già nelle nostre ossa. E questa intima lettera d’amore lo dimostra.