Lei è il corto diretto da Pier Paolo Dainelli e Paolo Matassini

Un uomo si sveglia in una camera da letto, solo ed apparentemente spaesato. Nella sua mente cominciano ad affastellarsi i ricordi di una donna (forse la donna amata?), che in quel momento non c’è più, e che forse è morta. L’uomo si riveste, esce dal palazzo dove aveva passato la notte, e vaga per la città e per i suoi dintorni, alla ricerca della donna (la “Lei” del titolo), che ogni tanto gli riappare, come una dolce-amara allucinazione.

Spesso, nelle piccolissime produzioni del cinema indie italiano, ricorre il famigerato “problema degli attori”, cioè quella nota superficialità dei registi nello scegliere e saper dirigere i volti giusti per il proprio progetto. Capita troppo spesso, purtroppo, che le cattive interpretazioni del cast, primario e secondario, inficino la bontà di una regia o di una sceneggiatura.

Una piacevole sorpresa

Il caso di Lei, cortometraggio drammatico-sentimentale con pennellate fantasy diretto nel 2020 da Pier Paolo Dainelli (storico divulgatore del genere sci-fi in Italia) e Paolo Matassini, va fortunatamente in direzione contraria rispetto al problema sopra citato.

I due protagonisti, Gabriele Scollo e Margherita Nicese, non solo rappresentano i volti adatti per questo genere di storia, ma sono anche un piacevole punto di forza del cortometraggio. Le loro interpretazioni, misurate e mai sopra le righe, si “incollano” perfettamente al mood etereo, trasognante e felicemente sulfureo dell’esile plot.

lei recensione

Atmosfere da incubo

Al di là dell’ottima prova dei due protagonisti, Lei ha molte altre frecce al suo arco. È chiaramente un progetto low budget, o meglio, zero budget, ma riesce a ricreare, grazie alla regia e al montaggio, un’atmosfera azzeccata di sogno-incubo. Atmosfera che entra nella testa dell’infelice protagonista in tutte le sue elucubrazioni-allucinazioni e tristi ricordi.

La trama è abbastanza esile, e sa di già visto (l’amore perduto), ma non è importante ai fini della comprensione del progetto. La cosa più importante è restituire allo spettatore, visivamente, la sofferenza di quell’uomo, perso nei ricordi e nei luoghi passati del suo più grande amore. In questo senso i due registi toscani hanno centrato l’obiettivo. Obiettivo raggiunto anche grazie alla splendida partitura sonora del musicista russo Fedor Shtern, assolutamente sopra la media rispetto al classico low budget italiano.

Inoltre, a detta di uno dei due registi, si è voluto riproporre quello stile e quel taglio inconfondibile dei film più estatici e incantati del compianto maestro spagnolo Jesus Franco. Ottima anche la scelta delle location, soprattutto nel finale, tutte nella zona di Lastra a Signa, in provincia di Firenze.

Un corto orgogliosamente fuori moda

Lei ha vinto anche premi in importanti festival cinematografici all’estero. Il cinema di Dainelli e Matassini, orgogliosamente “fuori moda” e totalmente restìo ai ritmi del presente, è un tipo di cinema del quale abbiamo grande bisogno. Un bisogno prima di tutto “fisico” piuttosto che artistico e culturale. Purtroppo, nella maggioranza dei casi, si tende a girare la testa da un’altra parte preferendo il frenetico “girare a vuoto” del cinema mainstream del presente. “Lei“: promosso a pieni voti.