Il tanto attesissimo sequel Joker: Folie à deux di Todd Phillips arriva nella sezione in Concorso di Venezia 81, ma non è la musica che ci aspettavamo.

Di cosa parla Joker: Folie à deux?

Joker: Folie à deux vede Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) internato ad Arkham in attesa di processo per i suoi crimini nelle vesti del Joker. Alle prese con la sua doppia identità, Arthur non solo si imbatte nel vero amore, ma scopre anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé.

Il musical di cui non sentivamo il bisogno

Dopo il primo Joker (qui la recensione), Todd Phillips tenta un’operazione diversa. L’intuizione di portare il sequel su un piano più cabarettistico/musicale e meno violento si schianta contro un’accozzaglia di musichette poco memorabili. L’idea di costruire un racconto basato sull’immaginazione che si manifesta attraverso i testi delle canzoni perde efficacia, credibilità e potenziale al terzo brano; il risultato è molto peggio di quanto ci si aspetti.

La sensazione è quella di trovarsi di fronte a un film in cui il mashup tra musical e fumetto è totalmente scollegato, per certi versi fallimentare e confuso, sfuggendo dalle mani del regista.

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Nemmeno la sospensione dell’incredulità viene incontro a una sceneggiatura che non sa davvero come riempire 2 ore di film; i pensieri dei protagonisti sono sostituiti da numeri musicali e maneggiati come un materiale narrativo che non ha nulla a che fare con il genere e, anzi, è uno scimmiottare i classici musical americani, da Un americano a Parigi a Sweet Charity.
Quello che ne esce è un concerto sbilenco di Lady Gaga.

Arthur Fleck who?

Toc toc, chi è? Ce lo chiediamo anche noi. Todd Phillips prende la sua creatura e la distrugge completamente. Joker, in questo sequel che non ha nulla da raccontare, viene completamente snaturato della sua personalità. Nel cercare di riportare Arthur alla sua dimensione più umana, allontanandolo dalla maschera di Joker, il film si perde in un inutile ginepraio di visioni musicali e scenari assurdi. Joker, quello vero, si manifesta solo ben oltre la metà del film, ma ormai lo spettatore ha perso qualsiasi interesse per le vicende.

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Alla ricerca della morale perduta

Volendo trovare un punto a favore di Joker: Folie à deux forse è il racconto di come spesso ci si trovi ad essere le persone che gli altri si aspettano piuttosto che seguire ciò che si è. Arthur vive la sua dualità con Joker, la parte più malvagia di se, che esce nei momenti in cui le persone e l’opinione pubblica hanno bisogno di un capro espiatorio o di un martire; fino a quando il gioco non vale più la candela.

Arthur viene usato e sfruttato finché non rappresenta più quel personaggio idealizzato. La violenza del primo film è un lontano ricordo così come l’illusione che da questo personaggio si potesse ancora raccontare qualcosa di buono; anche la storia d’amore è artificiale, finta e inesistente. Proprio come la Folie à deux annunciata nel titolo.

Foto: via La Biennale di Venezia