Elvis riporta sul grande schermo il mito e la leggenda del Re del Rock & Roll

Il mito. La leggenda. Elvis Presley rivive nel film diretto da Baz Luhrmann. Costruito secondo i canoni del biopic, il lungometraggio racconta la storia del Re del Rock & Roll attraverso la voce del  suo storico manager, il Colonnello Tom Parker. Non solo viene messo in scena l’artista che cantava ancheggiando i fianchi, ma c’è spazio anche per l’uomo. Un uomo diviso tra due mondi negli anni dell’America segregazionista e sempre alla rincorsa di qualcosa, come afferma il Colonello Parker che conosceva bene il famoso cantante.

Elvis (2022)- Baz Luhrmann- Elvis canta tra la folla in adorazione.

L’estetica esagerata, al limite del kitsch, tipica delle narrazioni di Luhrmann si sposa bene con il tipo di racconto scelto. Austin Butler si immerge perfettamente nella parte e regala un’ottima performance, così come Tom Hanks nei panni del Colonello Tom Parker, vero imbonitore di tutto il film. È interessante la lettura che il regista offre del complesso rapporto tra il cantante e il suo manager; un incontro-scontro di persone e idee che, a conti fatti, ha portato la stella di Elvis a brillare nel firmamento dei grandi artisti.

Il film presenta una struttura coerente del percorso della carriera artistica di Elvis. Se la prima parte è tanto ritmata e adrenalinica, complice un montaggio strepitoso, la seconda dilata i tempi e lascia il passo alla riflessione e alla malinconia. Gli anni del successo di Elvis sono caratterizzati da incredibili sconvolgimenti a livello politico e sociale. Se l’America rimane ferma a guardare mentre Martin Luther King e il presidente Kennedy vengono uccisi, allo stesso modo Elvis rimane fermo a guardare la sua carriera che tra alti e bassi avanza.

Elvis (2022)- Buz Luhrmann- scena dal film con Austin Butler e Tom Hanks.“Da piccolo, ero un sognatore. Leggevo i fumetti e diventavo l’eroe della storia. Guardavo un film, e diventavo l’eroe del film”.

Basta questa frase per capire il senso del romanzo che Luhrmann mette in scena. Elvis è un film di supereroi: Presley è l’eroe, come il suo personaggio preferito dei fumetti Capitan Marvel Jr., mentre il Colonello Parker impersona il villain. Ogni storia costruita attorno al percorso dell’eroe ha una dinamica ben precisa: il protagonista deve fronteggiare una nemesi, un antagonista. Il regista è abile nel calibrare fantasia e realtà; d’altronde essa è molto più sfaccettata e complessa. Il mondo dello spettacolo e dello show business presenta contraddizioni e ambiguità, logiche ferree, ma anche idee gioiosamente folli; azzardi imprenditoriali ma anche rispetto pedissequo di scelte più convenzionali.

If you’re looking for trouble just look right into Elvis face.

Una delle scene migliori del film, in cui il regista esplode in tutta la sua verve, è la presentazione del re del rock. Attraverso il meccanismo dell’attesa, il re si palesa al suo pubblico, sia nel film sia in sala. In una sorta di estasi mistica, come Caterina da Siena, Elvis canta e la gente si unisce all’euforia divina.

Elvis (2022)- Baz Luhrmann- Elvis e il Colonello Parker.

Lo sguardo, dunque, è importante. Non solo quello di Elvis ma anche di chi lo vede, lo scruta e lo racconta alla platea. È chiaro fin da subito come l’occhio dell’autore si divida tra i due personaggi principali, anche se si identifica maggiormente nel narratore di questa storia, il Colonello Parker. Il regista prende dunque le parti del “villain”, non per scelta coraggiosa o per simpatizzare con lui ma per portare avanti il racconto, la storia. Attraverso gli occhi di un’altra persona, Luhrmann cerca di far entrare in contatto lo spettatore con una figura quasi inarrivabile. L’intento è quasi voyeuritistico nell’insistenza dell’occhio (cinematografico e non) puntato su Presley.

Elvis è dunque un grande omaggio a una delle star più amate e importanti di sempre. Non vuole prendere posizione o offrire risposte a quesiti irrisolti. Solo restituire un grande, grandissimo spettacolo.

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