La recensione di Crudelia,
il nuovo live action Disney con Emma Stone 

A sessant’anni dal classico d’animazione La carica dei 101 e a venticinque dal rispettivo remake live action La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera, Disney riporta sul grande schermo (e dal 28 maggio in streaming su Disney+ con Accesso VIP) la leggendaria Cruella de Vil, più conosciuta in Italia come Crudelia de Mon.

Attuando un’operazione simile a quella di Maleficent, ovvero un prequel live action incentrato sull’antagonista della storia, Disney ambienta nella Londra degli anni ’70, in piena rivoluzione punk rock, le vicende che hanno portato alla nascita di uno dei villain più iconici e amati di sempre.

C’è poco da girarci intorno: Crudelia è lo show di Emma Stone. L’attrice premio Oscar per La La Land si prende la scena tanto nei panni della dolce orfana Estella, quanto in quelli del suo alter-ego, la brillante ed eccentrica Cruella. Nessuno come lei è in grado di essere spietatamente perfida e allo stesso tempo così empatica, porsi come antieroina e in grado di farsi amare dal pubblico. All’interno della stessa scena capita più volte di vederla ridere e piangere, suscitare compassione ed essere diabolica. Un ruolo perfetto per lei, squisitamente nelle sue corde di attrice estrosa e stravagante.

Il duello con la Baronessa, glaciale personaggio interpretato -come al solito in maniera superba- da Emma Thompson, è una delle colonne portanti del film, soprattutto per le opposte attitudini recitative delle due interpreti. Quello che nasce come un rapporto maestro-apprendista (e che non può non ricordare da vicino quello tra Meryl Streep e Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada) si trasforma in breve tempo in una sfida spietata a colpi di sfilate e abiti all’ultimo grido, fino a rivelare radici più profonde di quanto si possa pensare. Proprio il lavoro della costumista due volte premio Oscar Jenny Beavan rappresenta il vero punto di forza del film diretto da Craig Gillespie (Lars e una ragazza tutta sua, Million Dollar Arm, Tonya), e alcuni dei quarantasette costumi diversi indossati dalla Stone e dei trentatré indossati dalla Thompson sono veramente memorabili.

La narrazione, d’altro canto, è esilissima nella struttura e perfino ridondante nei contenuti, figlia di quella tendenza ormai tanto in voga nei film di cassetta statunitensi di andare a ritroso nella vita di icone dell’immaginario popolare al fine di trovare le ragioni psicologiche, biografiche o sociali che ne hanno determinato il modo di essere. Con questa premessa è naturale che la storia per alcuni versi si scriva da sé e venga a mancare l’ingrediente che tutti ci aspettiamo principe in un film Disney: la fantasia.

Crudelia è senza dubbio un film godibile per tutta la famiglia, estremamente cool sotto l’aspetto visivo e accompagnato da una colonna sonora super-grintosa, che, oltre alla canzone originale Call me Cruella di Florence + The Machine, passa con disinvoltura dai Clash ai Queen, da Nina Simone ai Blondie.

Giunti ai titoli di coda, resta un po’ l’amaro in bocca per aver visto un blockbuster, decisamente più riuscito di tante operazioni affini legate ai grandi classici d’animazione, che poteva essere un grande film ma che, invece, si accontenta di suscitare un più furbo, epidermico piacere. 

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