LA RECENSIONE DI CRIMSON PEAK,
IL DRAMMA GOTICO DI GUILLERMO DEL TORO

A distanza di quasi dieci anni Guillermo del Toro riprende con la sua ultima fatica il discorso lasciato in sospeso con il metamorfico Il Labirinto Del Fauno e riapre letteralmente i cancelli di una casa abitata da spettri e anchilosata dalla polvere depositata col tempo. Edith Cushing, una giovane e innocente fanciulla in attesa del suo principe azzurro, sogna durante una notte il fantasma sfigurato della madre morta di colera, la quale la mette in guardia da un luogo oscuro chiamato Crimson Peak.
Quattordici anni dopo, la ragazza (diventata scrittrice) e il padre, un ricco e blasonato uomo d’affari, ricevono la visita di un certo Sir Thomas Sharpe, accompagnato dalla sorella Lucille, giunto oltreoceano in cerca di investitori per la loro attività di estrazione dell’argilla rossa. Il padre di Edith non crede nel progetto e invita gli Sharpe ad andarsene, soprattutto quando scopre che Thomas fa la corte a sua figlia. Tutto si complica quando, per una serie di tragici e brutali eventi, Edith è costretta a fuggire con il suo amato Thomas nella tetra e vecchia tenuta di Allerdale Hall in Inghilterra.
Dopo aver consumato il matrimonio e scatenato una strana forma di gelosia nella sorella Lucille, la neo sposa inizia a soffrire di un misterioso male che la porta ad avere contatti con il paranormale ed inesplicabili visioni ‘mistiche’. I segreti che l’antica magione britannica nasconde nelle sue tenebrose viscere, troveranno ben presto delle impensabili risposte.

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Dopo la parentesi del robotico e fantascientifico Pacific Rim, Giullermo Del Toro torna al genere gotico e, nonostante l’incipit suggestivo da ghost movie, sviluppa una dramma sentimentale ottocentesco intriso di una sorta d’amore platonico, macchiato dalle tinte rosso sangue derivate dal colore dell’argilla stessa che permea il sottosuolo del vetusto podere. Le ambientazioni ombrose e le atmosfere decadenti dipinte dall’eclettico regista messicano, trasmettono un intenso senso di cupezza e donano al film una sottile aura orrorifica tipica di numerose fiabe letterarie scritte dalla metà XVIII secolo. La pellicola, che strizza in qualche modo l’occhio al giallo, è quasi interamente ambientata in interni, per ricreare un effetto claustrofobico e di suspense che a tratti ricalca gli stilemi e le sensazioni suscitate dal cinema del geniale Mario Bava.

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Attraverso performance naturali e calibrate, il trio inedito formato da Mia Wasikowska, Jessica Chastain e Tom Hiddleston (sostenuto da Charlie Hunnam) e su cui si fonda l’intera vicenda, è perfettamente in sintonia e inserito in un contesto nel quale il dramma d’amore diventa il vero cardine di una narrazione soffocante portata all’estremo dalla mano sapiente di Del Toro. La sceneggiatura, resa solida anche da momenti di sottile ironia, non nasconde il suo lato più perverso e grand guignolesco che sfocia violentemente quando la creta scarlatta affiora in superficie. Per quanto non risulti il capolavoro preannunciato, il film riesce nell’intento di raccontare con onestà e intrigare lo spettatore in un progredire di situazioni e circostanze che tolgono il fiato, trasmettendo emozioni contrastanti fino all’ultimo fotogramma.

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Se con Il Labirinto del Fauno, Guillermo Del Toro aveva dato continuità all’escursione nel mondo del gotico visionario iniziata anni prima con La Spina del Diavolo, grazie a Crimson Peak ottiene la giusta consacrazione come cineasta tout court di un genere poco esplorato negli ultimi anni e chiude metaforicamente l’esperienza ‘personale’ incentrata sul tema degli ‘spiriti fantastici’.

Crippa-Vella

Rating_Cineavatar_3-5
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