LE CONSEGUENZE DELLE AZIONI

La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni, è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”, dice la voce interiore di Jep Gambardella mentre passeggia lungo il Tevere ne La grande bellezza. Quasi dieci anni prima il protagonista, interpretato sempre da Toni Servillo, si chiama Titta di Girolamo (anche se alla fine non è che un alter-ego), non si trova a Roma ma in Svizzera, ed è costretto eccome ne Le conseguenze dell’amore a fare cose che non gli va. Non può camminare nel silenzio della città, perché deve invece espiare le sue colpe per un errore del passato in un purgatorio insieme ad altre anime dannate. Un purgatorio qui rappresentato da un albergo, luogo di attesa dove i vari personaggi sono rinchiusi in quel microcosmo fatto di solitudine e incomunicabilità e le giornate scorrono inevitabilmente sempre uguali. La barista che lavora fino alla fine del suo turno per poi andarsene, una coppia di anziani caduti in disgrazia, che giocano a carte, tentando di recuperare la loro fortuna. Un carro funebre passa davanti all’ albergo a inizio film, ricordando Il posto delle fragole, cosa conterrà quella bara? L’anima del protagonista? O è un terribile presagio?

UN VIAGGIO LUNGO I GIRONI INFERNALI DELL’ALBERGO

Le conseguenze dell'amoreSorrentino ci accompagna come un Virgilio in lunghi e lenti viaggi di carrelli e panoramiche, prima nei piani alti, per poi farci sprofondare fino a sotto terra in un pilastro di cemento e rimaniamo bloccati, come lo è Titta, non solo nell’hotel ma anche nei suoi schemi rigidi che sono una sicurezza per non pensare . Perché avere sempre qualcosa da fare ormai è l’unica sicurezza che ha. “Non sottovalutare le conseguenze dell’amore”, scrive su un taccuino. Rifiuta qualsiasi contatto con  familiari, persone che lo circondano, e Il suo pensiero va ad un amico che non vediamo che per qualche secondo in tutto il film. Come quelle persone che non vediamo da tanto ma che nel nostro cuore sono più vicini di molti che vediamo quotidianamente. La macchina da presa di Sorrentino non rimane distaccata ma entra nei pensieri di Titta e ci fa assistere a una sorta di seduta psicoanalitica per tutto il film, fino al momento in cui il protagonista si lascia andare ad una confessione e scopriamo così il suo passato. Si confessa a una donna di cui forse si sta fidando, e forse si fida anche di noi spettatori.

UN SORRENTINO DELLE ORIGINI

Le conseguenze dell’amore è un film sul potere, filo rosso che seguirà il successivo L’amico di famiglia e raggiungerà il suo culmine con Il divo, andando quindi a costituire una potenziale trilogia firmata Paolo Sorrentino (di cui vi lasciamo la nostra recensione del suo ultimo, commovente film È stata la mano di Dio). Molto curata risulta anche la colonna sonora. Nelle scene all’interno dell’albergo domina la musica classica, mentre l’esterno è caratterizzato da musica elettronica, il tutto in linea con i sentimenti che suscita il film. E’ un Sorrentino che è in grado di raccontare storie senza troppi fronzoli, virtuosismi e monologhi che non ti stancano, elementi che diventeranno spesso purtroppo caratteristiche principali dei suoi film futuri. E’ ancora un Sorrentino a cui non interessa fare movimenti di macchina articolati solo per dimostrare la sua bravura o far declamare lunghe sentenze ai suoi personaggi. Si capisce che qui Sorrentino in ogni inquadratura, in ogni frame, ci mette il cuore.

RECENSIONE A CURA DI SARAH D’AMORA