Data l’attuale situazione in cui versa l’industria cinematografica,
Woody Allen potrebbe anche smettere di dirigere

Nel corso di una lunga e provocante intervista, rilasciata al Financial Times in occasione dell’uscita inglese in streaming di Un Giorno di Pioggia a New York, Woody Allen non ha voluto usare mezzi termini.

“Le persone ormai pensano: ‘Stare a casa non è poi così male. Ceno e poi mi guardo un film sullo schermo del televisore’. Ma io non voglio fare film per i piccoli schermi, perciò potrei smettere del tutto di girarli.”

Woody Allen Un Giorno di Pioggia a New York
Woody Allen insieme a Timothée Chalamet e Elle Fanning sul set di Un Giorno di Pioggia a New York

Il regista newyorkese, con quasi 50 pellicole sulle spalle, si riferisce ovviamente all’ondata di cambiamenti che l’emergenza Covid-19 ha portato all’intera industria cinematografica:

“Non so quante sale potranno effettivamente riaprire. (…) Ho 84 anni, presto sarò morto. Anche se ora scrivessi la migliore sceneggiatura del mondo, potrebbe non esserci nessuno a produrla, perciò che motivo avrei a continuare? Ero solito finire un copione, farlo ricopiare al computer, consegnarlo al mio produttore che avrebbe iniziato a cercare i finanziamenti, formare il cast e infine girare. Ho agito per anni allo stesso modo: un procedimento molto semplice… ma in questo momento non funziona più.”

Allen ha già finito di girare il suo ultimo film, Rifkin’s Festival (con protagonisti Elena Anaya, Louis Garrel e Christoph Waltz), il quale avrebbe dovuto debuttare all’annuale edizione del Festival di Cannes.

Data la straordinaria veste in cui avrà luogo l’evento, la pellicola verrà invece presentata in anteprima al prestigioso San Sebastian Film Festival dove, tra l’altro, si svolgono le vicende in essa narrate.