Intervistato per The Times, l’attore britannico riflette sul suo futuro nel mondo dello spettacolo

Per ogni personaggio dello spettacolo arriva il momento inevitabile di far abbassare i riflettori sulla propria carriera, e quando si tratta di un gigante come Gary Oldman – che di carriera ne ha fatta in quattro decadi, fra Sid Vicious, il principe Vlad che ha attraversato l’oceano del tempo per la sua Nina, Sirius Black di Harry Potter, Winston Churchill che gli dato il suo primo Oscar e Mank di David Fincher  – la reazione dell’opinione pubblica a una notizia del genere è d’interdizione.

Nel 2017 era successo con il 60enne Daniel Day-Lewis, e ad oggi sono ancora in migliaia a negare la realtà per proteggersi dallo shock; lo scorso anno invece era toccato a Sir Michael Caine, che di anni allora ne aveva ben 88, ma per fortuna l’attore aveva smentito.

Ho avuto una carriera invidiabile, ma le carriere tramontano e ho altre cose che mi interessano al di fuori della recitazione“, ha dichiarato Oldman. “Quando sei giovane pensi che riuscirai a fare tutte queste cose – leggi quel libro – poi gli anni passano“.

L’anno prossimo avrò 65 anni, i 70 sono dietro l’angolo e non voglio essere attivo a 80 anni. Sarei molto felice, onorato e privilegiato di uscire di scena nei panni di Jackson Lamb [il suo personaggio in “Slow Horses”] – e poi appenderei la giacca al chiodo“.

Non vi preoccupate, Oldman è sotto contratto con Apple per altre due stagioni della serie “Slow Horses” e certe dichiarazioni rilasciate in un’intervista lasciano il tempo che trovano. Questo non vuol dire che il commiato non arriverà, ma non ora. Sarà Oldman ad annunciarlo, quando e se vorrà, attraverso la sua agenzia.

Slow Horses” è un dramma di spionaggio dallo humor cupo e segue una squadra di agenti dell’intelligence britannica che prestano servizio in un dipartimento della discarica dell’MI5, noto in modo non affettuoso come Slough House. Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il brillante ma irascibile leader delle spie che finiscono a Slough House a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera, poiché spesso si ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del mondo dello spionaggio.

Fonte: The Times