«Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?»
Le parole di Marion, avvolte dalle note musicali di Nick Cave, aprivano una riflessione esistenziale che, ieri come oggi, non si è ancora conclusa.
Non è un mistero che il cinema ha da sempre accolto nuove forme d’espressione nel suo ampio panorama artistico, creando numerosi generi e cluster narrativi. Tra questi il filone legato alla famigerata Cortina di ferro che in qualche modo manifestava attraverso le pellicole il desiderio di abbattere i confini e comunicare finalmente la libertà.
Nel 1987 fu proprio un regista tedesco, l’eclettico Wim Wenders, a portare alla luce un film che raccontava la realtà di Berlino e le sue condizioni, relegate a un triste spaccato sociale e a un Muro di cemento, simbolo di un passato ancora da superare.
Il Cielo Sopra Berlino è l’emblema di una storia che 25 anni dopo ricordiamo e ripercorriamo, in quel lontano 9 novembre 1989 quando lo storico Muro, sorto nel 1961, venne letteralmente scavalcato, segnando così l’inizio di un processo di riunificazione che terminò il 3 ottobre 1990 con “la nascita di una nuova nazione” (tanto per citare il film di uno dei padri del cinema americano, l’innovativo David Wark Griffith).
