Le 10 migliori serie tv del decennio 2010-2019

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TOP 10 serie
Scoprite la nostra personale TOP 10 delle migliori serie del decennio!
Dopo aver tirato le somme per quanto riguarda i migliori film del 2019, ci sembrava doveroso stilare anche una classifica delle migliori serie che, secondo noi, negli ultimi dieci anni hanno rivoluzionato il panorama televisivo e non solo.
Questa decade ha visto nascere numerose piattaforme streaming che hanno aperto nuove strade in termini di produzione e sperimentazione sul piccolo schermo, andando a costituire un mercato potenzialmente sconfinato di possibilità ma, di contro, rendendo il pubblico sempre più selettivo e difficile da conquistare per questi colossi dell’intrattenimento.
Ricordiamo che le serie inserite in questa top non sono in ordine di gradimento e riguardano quei prodotti che, in un modo o nell’altro, hanno influenzato e trasformato per sempre il linguaggio della serialità televisiva, dettando nuovi canoni sia estetici che di linguaggio per le produzioni future.

10 – GAME OF THRONES

Non potevamo non partire con la serie Fantasy per antonomasia, colei che ha avuto il merito di avvicinare il grande pubblico a questo genere, riscrivendone i canoni classici in favore di un approccio più concreto.
Un tale successo è determinato da molti fattori ma il primo, senza dubbio, è quella straordinaria capacità di parlarci attraverso i propri personaggi, così umani e simili a noi da “costringerci” a empatizzare con loro, prendendo le distanze dal classico archetipo dell’avventuriero Tolkeniano (che apprezziamo lo stesso, sia chiaro).
Nonostante un finale non proprio all’altezza e decisamente frettoloso, è innegabile l’impatto che questa magnifica serie ha avuto sulla pop culture e ci ricorderemo a lungo dei luoghi e dei maestosi personaggi che, con i loro intrighi, hanno dettato anno dopo anno uno degli immaginari più completi e memorabili dell’ultima decade.

9 – FARGO

Serie antologica composta da tre stagioni che prende in prestito le atmosfere dell’omonimo film dei fratelli Coen del ’96 per confezionare un vero e proprio cult seriale. La prima stagione, specialmente, è un raro esempio di scrittura magistrale messa al servizio della storia.
Seguiamo le vicende del pavido e insignificante Lester (un Martin Freeman dalle mille sfaccettature) che, in seguito a una serie di bizzarri eventi e all’incontro con un misterioso individuo di nome Malvo (a cui presta il volto un Billy Bob Thorton in stato di grazia), diventerà uno spietato e freddo individuo in grado di farsi largo nelle situazioni più disparate per perseguire i propri obbiettivi.
La serie unisce le tinte crime della trama a una sceneggiatura dall’umorismo sottile e grottesco, attraverso un’America desolata e costantemente imbiancata dalla neve che diventa essa stessa un comprimario, mescolandosi alla perfezione in un susseguirsi di momenti e situazioni che vi rimarranno impresse per sempre, fidatevi di noi.

8 – HOMELAND

“Un prigioniero di guerra americano si è convertito”
Sono queste le parole che vengono sussurrate all’orecchio dell’agente della CIA Carrie Mathison (una Claire Danes impeccabile, sempre in bilico tra genio e follia) nei primi minuti della serie e che, quando il marine degli Stati Uniti Nicholas Brody (Damian Lewis), creduto morto in azione, viene ritrovato e riportato in patria come un eroe, innescheranno un’escalation di dubbi e sospetti che porteranno a una vera e propria caccia alla spia.
Homeland si muove in un America post 11 settembre tremendamente paranoica e più che mai ancorata ai simboli incrollabili delle istituzioni e delle proprie convinzioni, mostrandoci però i punti deboli di un sistema che non considera l’elemento umano dietro a questo grande macchinario.
“La spia che mi amava”, Claire Danes, essendo affetta da bipolarismo, interpreta un personaggio traumatico e incredibilmente tenace che non vuole arrendersi di fronte alle apparenze e che dimostra che la lotta con sé stessi è più difficile di qualunque conflitto armato, regalandoci una delle performance più memorabili degli ultimi dieci anni.

7  – TRUE DETECTIVE

È impossibile riassumere in poche righe la bellezza e la complessità di una serie del genere, ci vorrebbero pagine e pagine di analisi.
Vi basti sapere che True Detective non è una vera e propria serie televisiva ma uno stato mentale.
I personaggi, i paesaggi, i dialoghi pregni d’introspezione che lasciano lo spettatore svuotato di ogni convinzione sono il cuore di questo crime che, con il pretesto della classica indagine di polizia, ci conduce in un viaggio di sola andata verso il decadimento dell’animo umano e delle sue certezze. La prima stagione, delle tre la più riuscita, è un vero e proprio capolavoro.
Matthew McConaughey e Woody Harlenson regalano delle performance indimenticabili e ci presentano le loro idiosincrasie e le loro riflessioni che automaticamente diventano le nostre.
Non aggiungeremo altro, dovete solo accendere il televisore, fare un bel respiro e tuffarvi a capofitto nelle atmosfere della serie senza mai voltarvi indietro, non ve ne pentirete.

6 – BLACK MIRROR

Nonostante alcuni momenti altalenanti, non c’è dubbio che Black Mirror, nel domandarsi come potrebbe evolvere il nostro rapporto con la tecnologia, abbia raggiunto dei picchi narrativi davvero notevoli.
Questa serie, anch’essa antologica, pone degli interrogativi sulla nostra dipendenza/ossessione da social, smartphone e media, regalandoci un futuro (non troppo lontano) distopico ma tremendamente possibile, in cui le nostre vite e le nostre azioni dipendono totalmente da essi.
Ogni episodio racconta una storia a sé, ogni storia si sofferma sui legami che abbiamo con questi mezzi e sulle mancanze che cerchiamo continuamente di compensare grazie a loro.
I temi esplorati sono innumerevoli e siamo di fronte a un prodotto innovativo che ha saputo porsi le domande giuste, dandoci delle altrettante giuste risposte (o almeno le più verosimili), invitandoci non tanto ad avere paura della tecnologia ma a essere consapevoli che può (e deve) essere soltanto un mezzo.

5 – HOUSE OF CARDS

Frank Underwood, Kevin Spacey.
In House of Cards non sappiamo dove cominci il primo e finisca il secondo, tanto è il livello di simbiosi che Spacey riesce a raggiungere con questo personaggio a dir poco memorabile che ci trascina fin dentro le porte chiuse della Casa Bianca, attraverso i meccanismi della politica statunitense.
Le polemiche nei confronti dell’attore, purtroppo, ne hanno compromesso il proseguimento ma le prime tre stagioni della serie rimangono qualcosa che, al di là di tutto, nessuna diatriba potrà sminuire.
Il Francis Underwood di Spacey è un politico temibile in cerca di rivalsa, pronto a tutto per ottenere il potere a Washington, commettendo ogni genere di nefandezza, senza mai guardare in faccia nessuno che non sia la sua meravigliosa e altrettanto pericolosa dolce metà, Claire Underwood (una cinica Robin Wright).
House of Cards compie uno dei trucchi magici più vecchi del cinema, portandoci inesorabilmente dalla parte del “cattivo”, facendoci tifare avidamente per lui, in barba a qualsiasi morale o semplice buonismo. Questo perché, quando Frank infrange la quarta parete e ci parla dei suoi piani, delle sue paure e delle sue vittorie, sa che non ha bisogno di manipolarci o convincerci della sua moralità, sa che non deve giustificarsi, perché lui è ben consapevole che, in fondo, noi siamo definitivamente già suoi.

4 – TO OLD TO DIE YOUNG

Osannata dalla critica ma massacrata dal pubblico, il quale ne ha decretato la chiusura da parte di Amazon attraverso la lamentela sul fatto che fosse “troppo lenta”, To Old to Die Young è un’opera fortemente autoriale.
Nicolas Winding Refn, insieme allo sceneggiatore di fumetti Ed Brubaker, confeziona quello che fatichiamo a definire una semplice serie televisiva; si tratta invece di un vero e proprio film seriale, in cui lo stile ormai celebre del regista viene messo al servizio delle immagini e delle atmosfere di questo noir decisamente poco convenzionale.
Miles Teller interpreta un poliziotto schivo e silenzioso, immerso in una Los Angeles dai Neon glaciali che distorcono il paesaggio e catturano gli sguardi. Attraverso un contesto suburbano di rara violenza e disperazione, il nostro protagonista cercherà la punizione adeguata ai crimini del mondo.
I dialoghi sono pochi, i tempi dilatati e la trama non sempre ben articolata ma a Refn non interessa né di scendere a compromessi con lo spettatore né di essere accusato di autocompiacimento… e lo mette subito ben in chiaro.
Per chi volesse perdersi e lasciarsi ipnotizzare da questa meravigliosa irruenza visionaria, beh, diremo che non ha decisamente tempo da perdere.

3 – GOMORRA

Per i nostri standard di produzione, Gomorra rappresenta tuttora un grande punto di rottura con il vecchio stilema della serialità televisiva italiana a cui eravamo abituati fino a qualche anno fa.
È vero che l’eccellente Romanzo Criminale – La Serie aveva già scalfito la superficie, dimostrando che siamo in grado di mettere in scena un grande racconto popolare con tematiche importanti, ma Stefano Sollima con Gomorra (tratto liberamente dall’omonimo libro di Roberto Saviano) alza ulteriormente l’asticella, regalandoci un racconto capace di vivere di un’epica tutta sua, dipingendo uno spaccato crudo e senza mezzi termini su uno dei fenomeni criminali più tristemente noti del nostro paese, il tutto senza fare falsi moralismi di sorta.
Inoltre, la sceneggiatura regala dei personaggi così complessi e sfaccettati che scatenano in noi un vero e proprio conflitto morale, in cui non sempre tutto si riduce a un semplice giudizio istintivo; con il dovuto distacco, arriveremo perfino a temere per alcuni di questi individui.
Come abbiamo già detto in precedenza, questa è la vera magia del Cinema.

2 – CHERNOBYL

Verità e narrazione sono dei concetti che non sempre vanno a braccetto ma che in Chernobyl trovano un equilibrio a dir poco perfetto.
La miniserie HBO, infatti, riesce in qualcosa che sulla carta era difficilissimo da realizzare: racchiudere in cinque episodi da circa un’ora ciascuno tutto il dolore e la disperazione che un evento traumatico come questo, praticamente impossibile da descrivere, ha portato a un’intera generazione e che, in un certo senso, si trasformano in una sorta di monito per noi, ricordandoci di non ripetere gli stessi futili errori del passato.
Il racconto dei fatti dell’epoca viene riportato con uno stile impeccabile a metà tra il freddo e distaccato reportage giornalistico e l’emotivo sguardo di chi, invece, l’incidente lo ha vissuto sulla propria pelle.
Una cronaca spietata e imparziale che non ha bisogno di sensazionalismi o estremizzazioni di sceneggiatura ma che lascia, piuttosto, alla dignità del racconto i mezzi per esprimersi in totale libertà senza tralasciare un chiaro messaggio di speranza per un futuro più consapevole e sicuro, dove la consapevolezza del singolo diventa quella di molti e ogni piccola azione, anche la più insignificante, può avere conseguenze devastanti per l’intera umanità.

1 – TWIN PEAKS

Se qualcuno vi avesse detto che un giorno, dinnanzi a oltre dieci minuti di riprese in bianco e nero di’un esplosione atomica, con un audio al limite dello stordimento e un campionario di immagini a dir poco confuse, vi sareste alzati in piedi ad applaudire, lo avreste sicuramente preso per pazzo.
Ma David Lynch, con questa terza stagione di Twin Peaks, riesce a far raggiungere veri picchi di ammirazione allo spettatore che ha la pazienza di stare al suo gioco, picchi che quasi nessun altro regista vivente riuscirebbe a toccare mantenendo questa qualità narrativa.
Se in Fuoco Cammina con Me il regista aveva già preso duramente le distanze dalle precedenti due stagioni della serie (ricordiamo la distruzione della televisione nei primi frame del film, a voler rimarcare il concetto), in questo revival Lynch porta il concetto di follia verso nuove e inesplorate vette artistiche.
Siamo difronte a qualcosa di maestoso, un flusso di coscienza e di pensieri dello stesso regista che si concretizza lentamente sotto i nostri occhi esterrefatti, facendoci dimenticare totalmente le speculazioni o gli interrogativi mai risolti sul significato di quello a cui abbiamo assistito ma costringendoci, più andiamo avanti con il racconto, a volerne sempre di più.
Un’opera epocale e complessa che, pur non essendo fruibile da tutti, rimarrà per sempre non solo nella storia del Cinema e della Serialità ma dell’Arte in ogni sua molteplice sfaccettatura. Da vedere a tutti i costi.
Questa era la nostra personale Top 10 sulle migliori serie del decennio.
Non è stato facile fare un cernita e sappiamo che ci saranno molti esclusi dalla lista, perciò vi invitiamo a dire la vostra e a commentare quali, secondo voi, sono le migliori serie della decade appena trascorsa.