La serie Squid Game è su Netflix: 5 motivi per vedere o rivedere la prima stagione.

I giochi hanno nuovamente inizio. Abbandonate l’idea delle classiche attività ludiche da svolgere in un lieto clima familiare: con l’arrivo della seconda stagione su Netflix di Squid Game saranno ben altri i “giochi” che vedremo sul piccolo schermo.

Per l’occasione, vi proponiamo cinque motivi per rivedere gli episodi della prima stagione, così da arrivare preparati alla visione della seconda parte, per chi ancora non l’avesse “bingiata”. In questo modo ci si immergerà nuovamente nell’atmosfera cupa e sottilmente reale della serie.

Squid Game: cinque motivi per (ri)vedere la prima stagione

1. L’estetica accattivante

Squid Game è una serie studiata per affascinare il pubblico, inserendosi prepotentemente nel sistema ultraveloce della condivisione social. Difficilmente non si verrà catturati dall’attenta cura formale, derivante da un processo di ideazione lungo più di una decina d’anni. L’attrattiva dei colori e la geometria degli spazi scenografici rendono visibile l’iconografia videoludica, verso cui la serie è fortemente debitrice. Esemplare in tal senso è il labirinto dove si muovono giocatori e guardie, leitmotiv portante della narrazione. Il lavoro congiunto della scenografa Chae Kyoung-sun e del regista e sceneggiatore Hwang Dong-hyuk dà vita, dunque, a un microcosmo impattante, fruibile da un pubblico variegato.

2. Costruzione dei personaggi

Uno dei pregi che ha contribuito maggiormente al successo della serie è la resa dei personaggi, soggettività in divenire costante e messe a confronto. Essi troveranno un punto di incontro nel comune destino che condivideranno: partecipare volontariamente a un vero e proprio gioco della morte, premio 45,6 miliardi di won. Il motore che influenzerà l’attaccamento a questi personaggi, di cui si vorrà conoscere la sorte, muove verso due direttive: la delineazione di psicologie complesse, non banalmente manichee e i rapporti gioco-forza che verranno a instaurarsi tra i personaggi con il susseguirsi della storia e di cui verrà messa in discussione la fiducia l’uno nell’altro.

3. La (im)prevedibilità dei colpi di scena

Chi è abituato a un certo tipo di narrativa, derivante dallo schema dei generi o dalla riproposizione di formule tematiche, non troverà la storia “originale”. Questa caratteristica è però il suo punto di forza. La serie, infatti, riuscirà ad accontentare sia lo spettatore più smaliziato sia quello più incline a lasciarsi sorprendere. Le vicende proposte, che coinvolgono protagonisti e comprimari, così come i colpi di scena, troveranno giustificazione nel ritmo narrativo della serie, nella sua interezza. La storia risulterà avvincente, perché coinvolgerà la capacità deduttiva del pubblico, offrendo appagamento o sorpresa. Riuscendo a far identificare al meglio l’audience con quanto mostrato e narrato la accontenta quando ci prende e la prende in fallo quando sbaglia. Ripetizione e sorpresa: una mossa azzeccata.

4. Miscellanea di citazioni e omaggi, ma anche molto di più

Più ci si sente appassionati, più si approfondisce. Noi spettatori siamo portati a vedere citazioni ovunque. La serie, infatti, è anche pensata per richiamare assonanze passate: alle volte non fini a se stesse e altre invece inconsce. Fattualmente, infatti, Squid Game è densa di ispirazioni: letterarie, audiovisive e fatti di cronaca. Questo però può portare a sminuire il significato di un’opera e l’intera produzione.

Da un parte il divertimento trova similitudini con prodotti della finzione: Battle Royale, Liar Game, Alice in Borderland, Gantz o Hunger Games, aggiungendoci anche Takeshi’s Castle.
Dall’altra è interessante notare che vi è anche un corrispettivo drammaticamente reale e brutale che ha ispirato la struttura significativa della serie. Si tratta degli abusi avvenuti nella città di Busan, che negli anni ’80 ospitava la struttura dittatoriale Brothers Home, gestita da Park In-keun; il progetto prevedeva la costruzione di centri di assistenza sociale (in realtà campi di internamento) nati con lo scopo di “purificare” la società e reprimere il vagabondaggio. Una folle e lucida manovra attuata per riqualificare lo stato sudcoreano agli occhi dell’opinione internazionale (e occidentale) a seguito dei Giochi Asiatici del 1986 e le Olimpiadi del 1988.

La scatola cinese, dove un elemento è racchiuso in un altro, è molto più ampia di quello che ci si potrebbe aspettare.

5. Attenzione all’attualità

Squid Game, uscito nel 2021, è arrivato in un periodo molto “caldo”. Al di là delle problematiche intra-Covid e degli strascichi successivi alla pandemia, il nodo di interesse tematico e narrativo ha radici più profonde e radicate in lungo arco temporale. L’attualità messa in scena mostra la condizione socioeconomica (e sfocatamente politica) localizzata e peculiare del territorio sudcoreano, uno dei Paesi con il debito pro-capite più allarmante a livello globale; un argomento che però cessa di essere esclusivo quando si riallaccia con il lato umano. La diseguaglianza tra “classi” attraversa i confini nazionali e interessa trasversalmente tanti altri Stati e persone; alimentata da un contesto sociopolitico mondiale in crisi, acuisce anche sentimenti di profonda frustrazione. Il successo della serie si spiega dunque facilmente, perché parla del presente e a tutte e a tutti. Centra, dunque, l’obiettivo della definizione mainstream in un contenitore di risonanza quale è Netflix.

Perché vedere Squid Game?

Squid Game, lungi dall’essere un prodotto privo di difetti, è all’altezza delle aspettative: offre intrattenimento, spettacolo e una storia con cui il pubblico riesce a empatizzare, nonostante la violenza sprigionata dall’efferatezza anch’essa umana. La sottotrama che intreccia intrigo, detection e confronto fratricida si congiunge perfettamente con l’assurdità di un esperimento sociale che porta alla morte centinaia di persone, che nulla più sono se non cavalli da corsa per il divertimento di individui di potere.

Squid Game: cinque motivi per (ri)vedere la prima stagione

Dal 26 dicembre 2024 sono disponibili su Netflix i nuovi episodi, con il ritorno di Seong Gi-hun, Hwang Jun-ho, il Front Man (o Capitano) e il Reclutatore.

Cosa ne pensate? Avete già visto la seconda stagione? Ditecelo nei commenti su Disqus o sui nostri canali social.