East is not Far, un incontro di sguardi – Speciale Far East Film Festival 20

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far east film festival 20
Far East Film Festival 20
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Far East Film Festival 20 – Foto © Marco Tomasoni

SPECIALE  SUL FAR EAST FILM FESTIVAL 20
MANIFESTAZIONE CHE GUARDA ALL’ORIENTE
E ALLE SUE SVARIATE FORME D’ARTE

Ogni anno per una settimana la città di Udine si riempie di colori, suoni e sapori insoliti, provenienti da molto lontano. Questo accade durante il Far East Film Festival, la più importante manifestazione europea dedicata al cinema dell’Estremo Oriente. Sono ormai passati vent’anni dalla prima edizione, da quel lontano 1999 quando l’impreparato pubblico occidentale scopriva capolavori divenuti poi classici come A Hero Never Dies di Johnnie To (primo vincitore) o The Quiet Family di Kim Jee-woon.
Il tempo è passato, il festival si è ingrandito acquisendo progressivamente importanza e riconoscibilità, ma di certo non è cambiata la passione che muove il motore della kermesse. Seppur per un breve periodo, la città cambia volto: cosplay contest, concerti, giochi creativi e pomeriggi a tema per i più piccoli, workshop, dimostrazioni di yoga, arti marziali e danze orientali, l’allestimento di una Casa Ramen dove poter assaporare il meglio delle pietanze orientali, sono solo alcuni degli eventi collaterali che fanno da cornice al nucleo vitale della manifestazione, il cinema.
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Far East Film Festival 20 – Foto © Marco Tomasoni
Non viene richiesto di essere accaniti cinefili, esperti conoscitori della cultura di quei Paesi, mangiatori compulsivi di sushi. L’importante è il desiderio di poggiare il proprio sguardo su… un altro sguardo. Bisogna essere curiosi di incontrare una prospettiva di lettura della vita a cui non si è abituati, una sensibilità nel trattare le storie e le immagini che non ha eguali nella geografia del cinema.
Come sempre, la parola d’ordine del Far East è la varietà. Molti sono i Paesi partecipanti, dalle grandi cinematografie cinese, giapponese e sud coreana fino ai piccoli gioielli di Malaysia, Singapore e Vietnam, ognuno con una specifica identità, ognuno a raccontarci un modo diverso di realizzare film. Alcuni numeri spiegano la ricchezza della proposta: 81 titoli complessivi, di cui 55 in concorso e 21 di questi opere prime o seconde. Oltre ai film in competizione il programma ha offerto una splendida retrospettiva-omaggio all’attrice Brigitte Lin (con titoli come Hong Kong Express di Wong Kar-wai e Dragon Inn di Tsui Hark), la sezione di cinema sperimentale China Now: Not For Commercial Use e numerosi classici restaurati, per tutti gli appassionati di storia del cinema e di perle rare. Illuminanti a tal proposito sono state sia la serata dedicata ai pink movies giapponesi (film erotici softcore tipici del cinema nipponico degli anni ’60) con le proiezioni dello psichedelico Blue Film Woman ed il cupo Women Hell Song, sia l’ultima vibrante notte, che ha permesso al pubblico di assistere all’opera del maestro Johnnie To Throw Down (2004) con lo stesso regista presente in sala.
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Far East Film Festival 20 – Foto © Marco Tomasoni
La voglia di comunicare al più grande numero possibile di persone è testimoniata anche dalla pluralità di generi. Ce n’è davvero per tutti i gusti: ci si spaventa con horror non convenzionali come One Cut Of The Dead e Satan’s Slaves, ci si esalta con il fanta-action Inuyashiki o con l’ultimo delirante film bellico del veterano Dante Lam Operation Red Sea, ci si commuove di fronte alla spiazzante delicatezza e dolcezza di pellicole come Mori, The Artist’s Habitat o Tremble All You Want, si riflette sulla storia passata e recente, come ci insegnano l’indonesiano Night Bus e l’hongkonghese No. 1 Chung Ying Street.
Anche quest’anno i premi sono rappresentati da statuette a forma di gelso, pianta tipica del paesaggio friulano ma originaria dell’Asia, a simboleggiare il punto d’incontro tra il mondo occidentale e quello orientale. Il Gelso Bianco, riconoscimento riservato alla migliore opera prima o seconda a giudizio di una ristretta giuria di esperti, è andato al potentissimo dramma familiare Last Child, opera prima del sudcoreano Shin Dong-seok che affronta il tema della sofferenza e superamento di un lutto familiare. Anche il premio principale, il Gelso d’Oro, decretato dal voto del pubblico, vede protagonista la Corea del Sud e in particolare 1987: When the Day Comes, lucido ritratto di un momento drammatico della storia del Paese, ovvero le proteste di milioni di persone che nell’87 si riversarono in strada contro la dittatura militare di Chun Doo-hwan.
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Far East Film Festival 20 – Foto © Marco Tomasoni
Al di là di premi e riconoscimenti vari, il risultato è quello di un festival unico, splendidamente organizzato, imperdibile per chiunque sia interessato a esperienze di visione diverse da quelle abituali, un luogo di incontro e di confronto, che dà la possibilità a giovani e meno giovani di avvicinarsi ad un cinema poco conosciuto ai più, ma al tempo stesso magico, delicato, energico e sorprendente.