LA STORIA DEI FANTASTICI QUATTRO,
I SUPEREROI DI CASA MARVEL CREATI DA
STAN LEE E JACK KIRBY

E poi uno dice che il golf è uno sport inutile. Campi verdi adibiti allo svago di ricchi annoiati che prendono a bastonate una pallina che, nella maggior parte dei casi, senza occhiali nemmeno vedrebbero. Eppure, se qualche mese fa abbiamo potuto urlare al cinema quando Steve Rogers ha sollevato Mjolnir nel finale di Avengers: Endgame, è proprio ad una partita di golf che dobbiamo dire grazie.
Se la Marvel è quello che è, lo dobbiamo ai Fantastici Quattro.

fantastici quattro
Adam Hughes – Fantastic Four 03 Head Sketch – Human Torch Johnny Storm

La creazione dei Fantastici Quattro e della loro leggenda

Martin Goodman, editore della Marvel (ma anche di parecchie riviste scollacciate, anche se questa è una storia per un altro giorno) da una parte e Jack Liebowitz, editore della rivale DC Comics dall’altra. Il secondo, per tutta la durata della partita, non fa altro che vantarsi della valanga di quattrini che il nuovo fumetto pubblicato dalla sua casa editrice gli sta facendo intascare. Un fumetto “diverso” dal solito, perché non si occupa di narrare le storie soliste di un unico supereroe, ma quelle inedite di un gruppo eterogeneo di essi: la Justice League Of America.

Formata da Aquaman, Flash, Lanterna Verde, Martian Manhunter e Wonder Woman (Supes e Bats risultavano come membri fondatori ma non venivano sfruttati regolarmente, visto che erano in gestione ad altra gente), la prima JLA fece fare, come detto, dei gran soldi alla Distinta Concorrenza. E andiamo, i soldi piacciono a tutti, anche e soprattutto a Martin Goodman, il quale prese la palla (da golf) al balzo e pretese da un allora neanche quarantenne Stan Lee qualcosa di analogo da pubblicare sotto l’ombrello di quella che all’epoca ancora non si chiamava Marvel Comics.

Stan stava seriamente meditando di mollare per sempre il mondo dei fumetti a quel tempo, stanco di scrivere le stesse cose da 20 anni e decise quindi – sembra su spinta della moglie Joan – di mettere tutto sé stesso in quello che, in ogni caso, sarebbe stato verosimilmente il suo ultimo lavoro. E che lavoro!

Da qui in poi la storia la conoscete tutti. Lee, con la collaborazione ovvia e titanica dell’Onnipotente Jack Kirby, riversò nell’opera che andava delineandosi tutte le sue inquietudini, le sue incertezze e le sue idee di come sarebbe dovuto essere il fumetto di supereroi perfetto, creando nel contempo la celebre “Marvel Way“, un modo di fare fumetti rivoluzionario in cui Stan scriveva un canovaccio, Jack lo disegnava e di nuovo il Sorridente vi aggiungeva dialoghi e didascalie. Scusate se è poco.
Vennero così al mondo Reed Richards, Susan Storm, Jonathan Lowell Storm e Benjamin Jacob Grimm: i Fantastici Quattro.

Lo Spazio, l’avventura e l’esplorazione

Figli della Space Age tanto quanto i mutanti sono Figli dell’Atomo, avventurieri, esploratori, curiosi testimoni delle follie dell’Universo, vittime e carnefici. Alfieri primigeni di tutto ciò che nei decenni ha significato essere “un personaggio della Marvel” e che ha portato quest’ultima ad essere un’icona pop inconfondibile. Ma soprattutto una famiglia, prima ancora che tutte queste belle cose.

Bene, abbiamo dato uno sguardo alla genesi del quartetto più famoso del mondo del fumetto e, nella speranza di avervi invogliato a scoprire qualcosa di più su di loro sfogliando delle fresche pagine di carta, è cosa utile e squisitamente nerd elencare qualche ciclo di storie nelle quali affondare il naso.
Uno degli scrittori di fumetti più profondamente legati ai Fantastici Quattro è senza dubbio Johnathan Hickman, demiurgo di molti dei più importanti avvenimenti legati alla famiglia Richards negli ultimi anni.
La sua clamorosa run ha portato la First Family a vette altissime, culminate in crossover come Secret Wars ed Infinity e seguite dalla temporanea “sparizione” di parte dei F4 dal panorama Marvel.
Se vi affrettate potreste investire alcune decine di euro in due spettacolari omnibus realizzati da Panini.

Un altro campione della scrittura supereroica che ha legato il proprio nome ai Fantastici Quattro è John Byrne, scrittore della famiglia Richards dal 1981 al 1986 e vero e proprio architetto rivoluzionario (talmente rivoluzionario che i suoi rapporti con la Marvel finirono per essere incendiari) delle loro storie.
Byrne trasformò, per dirne una, la Ragazza Invisibile in Donna Invisibile, scoprendo in Sue Storm il membro più potente del gruppo.
All’interno delle innumerevoli storie che potrete leggere sui Fantastici Quattro, è di grande importanza anche soffermarsi sulla pletora di affascinanti nemici che nei decenni hanno vessato gli eroi residenti al Baxter Building (e sadicamente divertito noi lettori), a partire dallo scontatissimo ma irresistibile Dottor Destino, passando per L’Uomo Talpa, l’onnipotente ma instabile Molecola e – ovviamente – il Divoratore di Mondi in persona (cosmica): Galactus.

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I Fantastici 4 nel film di Tim Story del 2005

Fantastici sì, ma non al cinema

Qualche tempo fa, in un altro universo, in un altro tempo ma da questa stessa tastiera, è nato un articolo che girava tutto attorno alla mia convinzione che Galactus, per il futuro del MCU, sia una scelta inevitabile come nuovo e futuro cattivo dietro le quinte (qui il nostro speciale sul personaggio).
Immaginate un po’ il senso ultimo di questo pezzo, invece. Immaginate Galactus senza la First Family.
Eppure, in un certo senso, il cinema ha provato già tre volte (più una) ad immaginare i F4 senza Testa a Secchio.
Sia nel primo loro film del 2005, diretto da Tim Story, che nel reboot tristemente famoso di Josh Trank del 2015, i Fab Four si sono dovuti destreggiare all’interno di una origin story priva del Divoratore di Mondi (…e di una sceneggiatura decente…e di un Destino guardabile), mentre il sequel del 2007 combinò un casino ancora peggiore, dando alla forza cosmica senziente la forma di una nuvola di flatulenze e sprecando tutto l’immenso potenziale di Norrin Radd.

Ora, molti di voi staranno rumoreggiando e dicendo “ma Destino compare nel #5, mentre Galactus non si fa vivo fino al #48, la scelta deve ricadere su Von Doom!“.
E che c’è da dire? Beh, che in un certo senso avete ragione.
Il problema qui, se di problema si può parlare, è che il Dottor Destino è a tutti gli effetti l’arcinemesi del Quartetto, ma la sua stessa essenza di base, ovvero l’essere per molti versi una versione al negativo di Reed Richards lo pone in palese difficoltà di fronte al ruolo che spetta (sempre che Feige e soci non vogliano cambiare le carte in tavola con un coup de theatre) al suddetto “Cattivo-Dietro-Le-Quinte”.
Doom è legato a quadruplo filo alla famiglia Richards, mentre Galactus, per quanto sia a tutti gli effetti un villain nato sulle pagine dei Fantastici Quattro, ha in sé più forte l’imprinting del Boss di Fine Gioco.
Negli anni però, come già più volte accennato, è stato un altro il cattivo che più di tutti ha fatto del male a Reed & co. e no, non si tratta né di Molecola né dell’Uomo Talpa con tutti i Talpoidi. Si tratta della macchina da presa.

Dal disastro annunciato del mitologico film diretto da Roger Corman nel 1994 e mai uscito al cinema, fino al suddetto aborto di Trank in tempi più recenti, passando attraverso il dittico blando e slavato di Tim Story, i Fantastici Quattro al cinema hanno sempre fatto cilecca. Non c’è nemmeno bisogno di girarci attorno, tolti quello del 1994 e l’altro del 2015 per pura pietà, i due film rimasti vengono ricordati unicamente per quattro motivi:

  1. Jessica Alba.
  2.  Jessica Alba.
  3. La scena in cui Jessica Alba scambia i poteri con Johnny e rimane nuda, che se la mandi al rallentatore…
  4. E il fatto che, sì, quello è Captain America!

Ma allora perché, se così tanti registi ci hanno provato, fallendo, è così importante che la First Family approdi alla svelta nel MCU?

Una famiglia, prima che un team di supereroi

Il concetto di famiglia è già stato splendidamente esplorato in molti dei precedenti film del Marvel Cinematic Universe, e in molti modi.
La famiglia disfunzionale ed allargata di Quill, Rocket & soci; quella “sostitutiva” dei Vendicatori per Natasha e, in misura minore, per Steve, oppure quella nascosta di Occhio di Falco e così via.
Tutte, in un senso o nell’altro, affrontano il concetto dei legami di sangue in modi “laterali”, anche quella più standard di tutte (e uso il termine con tutti i distinguo che potrete ben immaginare, non essendo un troglodita) è comunque qualcosa che rimane sullo sfondo, nascosta a tutti da Clint per ovvi motivi.

Reed, Sue e tutto il resto della combriccola potrebbero per la prima volta rendere il loro essere marito e moglie (più prole) uno snodo centrale della narrazione a loro dedicata; i loro film potrebbero anche “bruciare le tappe” e mostrarli già, come detto, genitori (e zii) di Valeria e Franklin.
Nello speciale su Galactus e la sua importanza come futuro cattivone del MCU, abbiamo sottolineato come la minaccia del Divoratore di Mondi potrebbe rappresentare per il Marvel Cinematic Universe un unicum interessantissimo, data la sua peculiare essenza.
Ora, immaginate quella stessa sensazione di impotenza, di inutilità e di urgenza nel dover confrontare il fu Galan proiettata su un padre e una madre che temono per i propri figli.
Ovviamente i Fab Four non si troveranno da subito a dover fronteggiare Galactus, ma le dinamiche che possono sviluppare nei loro film solisti potranno permeare anche gli eventuali film corali.
L’idea è estremamente interessante, se poi la incrociate anche alla possibilità che il piccolo Franklin funga da gateway per l’entrata in scena futura dei mutanti (ma questa, come quella delle riviste porcelle di Goodman ad inizio articolo, è una storia per un’altra…storia), le possibilità per una nuova intrigante serialità si sprecano.
Eppure dal 1994 ad oggi nessuno è riuscito, anche solo minimamente, almeno a grattare la superficie di ciò che i Fantastici Quattro avrebbero da offrire sul grande schermo.
Che sia giunto il momento per Sua Santità Kevin Feige e soci di sovvertire i pronostici e regalare ai fan ciò che vogliono (meritano)?

Ai posteri (e ai poster cinematografici) l’ardua sentenza.