Cannibal Holocaust e l’evoluzione del “politically correct”

 (di Alessio Frosini)

Se c’è un film che ha tracciato definitivamente i confini del cinema estremo, questo è senza dubbio “Cannibal Holocaust” di Ruggero Deodato del 1980, appartenente al filone cosiddetto “cannibalico”.

Il “cannibalico” è un genere che si sviluppa in Italia dall’inizio degli anni 70 con “Il paese del sesso selvaggio” di Umberto Lenzi del 1972, per finire con i primi anni ’80. Gli ingredienti di questo genere sono le ambientazioni in foreste incontaminate con paesaggi mozzafiato, in particolare sul Rio delle Amazzoni, gli effetti truculenti artigianali che pervadono ogni pellicola e in molti casi vere uccisioni di animali. Dopo il film di Lenzi, Ruggero Deodato realizza il suo primo film di questo filone dal titolo “Ultimo mondo cannibale”. La motivazione sulla scelta di questo titolo l’ha svelata Lenzi, raccontando che “Il paese del sesso selvaggio” doveva chiamarsi “Mondo cannibale” e così Deodato voleva concludere il filone con il titolo “Ultimo mondo cannibale”. Sia “Il paese del sesso selvaggio”, che “Ultimo mondo cannibale” e altri film, come quello diretto da Sergio Martino con protagonista Ursula AndressLa montagna del dio cannibale” e gli altri due di Lenzi “Cannibal Ferox” e “Mangiati vivi” sono entrati nella top 10 dei film più disturbanti mai realizzati, e bannati in diversi paesi al mondo.

Ritornando a “Cannibal Holocaust”, bisogna ricordare che per distribuirlo al cinema il regista ha dovuto apportare pesanti tagli alla pellicola, ritenuta troppo truculenta. La storia tratta del professor Monroe, docente universitario di antropologia, che si mette sulle tracce di un gruppo di giornalisti capitanati da un famoso reporter di guerra, Alan Yates, dei quali si sono perse le tracce durante una spedizione nella giungla amazzonica, mentre cercavano di scovare le ultime tribù di cannibali. Il professore scoprirà, con raccapriccio, che i ragazzi sono stati divorati dai cannibali e che si sono salvate solo le cineprese e le pellicole. Visionando il materiale scopre che questi giornalisti hanno torturato, ucciso e bruciato vivi degli indigeni, al solo scopo di tirarne fuori un reportage sensazionalistico da dare in pasto al pubblico. I filmati proseguono con altri scempi compiuti dai reporter, fino al momento che, entrati in contatto con l’ultima tribù cannibale dell’Amazzonia, vengono uccisi, smembrati e mangiati. Il materiale, visionato anche da un emittente televisiva e successivamente distrutto per non far trapelare niente delle scomode verità, porterà il professore a fare una riflessione sul nostro mondo “civilizzato”, concludendo il film con questa frase: “mi sto chiedendo chi siano i veri cannibali”.

Dopo circa 40 anni dall’uscita del film il pubblico continua a dividersi. Sui social network, come ad esempio Facebook, ci sono i gruppi che sostengono che il film sia un capolavoro insuperabile, altri non lo considerano nemmeno appartenente alla sfera cinematografica, etichettandolo come uno “snuff legalizzato” in cui vengono uccisi degli animali senza motivo. Gli animalisti non si sono mai fatti sentire come negli ultimi anni sui gruppi di cinema, attaccando gli utenti affezionati a questo film, con offese pesanti e minacce.

Nel 1980 non ci si scandalizzava nel vedere l’uccisione di un animale sul grande schermo: la testuggine, la scimmia, il maiale e il topo muschiato uccisi, durante le riprese, sono stati successivamente usati come cibo da parte degli indigeni, e con questa giustificazione il film si è parzialmente difeso per anni.

Potremmo domandarci: è accettabile, al giorno d’oggi, assistere a scene in un film, dove gli animali vengono uccisi veramente? Non è giusto, ma anche gli animalisti, che si scontrano sui gruppi social riguardo a questi temi, dovrebbero considerare “Cannibal Holocaust” come figlio di altri tempi e contestualizzato all’epoca della sua realizzazione.

C’è stata un’evoluzione del “politically correct”: la morale oggi dice che un animale va rispettato e tutelato, come tante altre situazioni sulle quali ci si poteva scherzare sopra nel passato, tipo le battute sulle persone di colore e sugli omosessuali. Gli individui prima non erano più malvagi e insensibili. È soltanto un cambiamento nel modo di pensare, perché domani ci potrà essere una società che punterà il dito verso di noi, facendoci la morale su quello che oggi è ritenuto accettabile.

Cannibal Holocaust” è senza dubbio la punta più alta del cinema estremo e bisogna ritenerlo cinema con “C” maiuscola, appartenente a tempi diversi dai nostri, ma sempre un film di denuncia sulla nostra società perbenista e borghese, pronta a schiacciare le popolazioni ritenute “non civilizzate”, confermando una volta per tutte che i veri cannibali siamo proprio noi.