Di cosa parla Un mondo a parte?

Michele (Antonio Albanese), insegnante di Roma, decide di sfruttare una domanda di trasferimento e partire per un “cambio vita” che gli permetterà di perseguire i principi di Natura, Ambiente, Sostenibilità ai quali è fortemente legato. Destinazione Rupe, un paesino di montagna di 378 anime, a 150 chilometri da Roma, nell’alta Val di Sangro (Abruzzo), dove la rassegnazione si mangia a morsi come la scamorza. Non proprio un mondo dei sogni, come Michele aveva sperato, ma piuttosto Un mondo a parte.

Ad accoglierlo in mezzo alla bufera, non solo climatica che lo attenderà, c’è l’insegnante Agnese (Virginia Raffaele), vice-preside dell’Istituto Cesidio Gentile Poeta Pastore Jurico. Michele non tarderà a conoscere le origini del nome della scuola grazie ai suoi nuovi alunni dai nomi improbabili: Concezio, Quirina, Titina, Cesidio, Aniceto e Sabatino.

Dopo attimi di destabilizzazione, il maestro si acconcerà senza fatica alle nuove abitudini montanare fino a quando lui e Agnese si troveranno a dover salvare la scuola da chiusura certa…

Antonio Albanese e Virginia Raffaele – Foto Sky

Partire o restare?

La Partenza e la Restanza che con tanta enfasi Michele si trova a predicare sbandierando il libro dell’antropologo che le cita, sono i concetti alla base del film che ne suggeriscono, insieme agli ideali del maestro, la chiave di lettura. Rimanere ancorati alle origini o abbandonarle? Conservare nobilmente le tradizioni o aprirsi al progresso? Partire o restare?

Una decisione che pare essere senza ritorno. In effetti essere adolescenti a Rupe ha le sue difficoltà. Da bambini è un sogno: le abbondanti nevicate, gli animali selvatici, l’incanto delle montagne… Una felicità a scadenza che lascia il posto a una vita da incubo. 50 chilometri da percorrere, andata e ritorno, solo per praticare uno sport: in sintesi, uno dei motivi del calo demografico di questo piccolo paesino d’Abruzzo.

Dal concatenarsi delle scelte future di insegnanti e abitanti dipenderà il futuro dell’Istituto Cesidio Gentile che dopo 100 anni, 2 Guerre Mondiali, 12 terremoti, 2 alluvioni e 1 pandemia rischia di chiudere. Ed è allora che Rupe chiama Kiev: la risoluzione di tutti i problemi potrebbe essere proprio quella guerra, dietro la porta di casa, della quale tanto si parla.

Un mondo a parte recensione
Una scena del film – Foto la Fedeltà

C’è una scena Cult?

L’Uomo e la Bestia sono il cult del film. Nello specifico: Michele dove ha maturato la sua convinzione di Restanza? Forse, occhi negli occhi con quel cervo che ha incrociato tempo prima nell’angusto vicolo, con il quale si è trovato a stretto contatto, ognuno con il proprio piccolo mondo dentro; forse è allora che la bestia gli ha suggerito la risposta: restare.
E quell’intenso “occhi negli occhi” – in grado di dare di per sé le risposte – non ricorda forse la medesima interazione tra John (Kevin Costner) e il celebre due calzini in Balla coi lupi? Perché solo nel confronto con l’animale ci si ritrova faccia a faccia con i propri limiti comprendendone i confini.
Da lì in avanti la parte conclusiva è tutta in rewind, un divenire come spesso accade nelle matrici di molti film. Un rivivere i momenti felici vissuti per mezzo delle immagini evocate: l’aquila, lo stambecco, il lupo e, mano a mano che ci si avvicina alla “civilizzazione”, le industrie e l’urbanizzazione. Un sospeso che lascia spazio alla riflessione; solo sulle note di Agnese dolce Agnese di Ivan Graziani, Michele aprirà gli occhi e capirà quale davvero sarà il suo posto nel mondo.

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Perché vederlo?

Perché il film nella sua leggerezza è una piccola perla, unica nel genere che Milani ci ha abituati a sperimentare attraverso il suo stile. Sottilmente ironico, a suo modo romantico e teneramente poetico, di quella poetica accennata non solo attraverso scenografie e paesaggi ma che si intuisce tra le righe: nelle relazioni, nei sospesi e nel “non detto”.

E anche perché tanti sono i temi trattati che emergono con la capace scioltezza del regista. L’inclusione, l’integrazione, la libertà e l’identità di genere, la conservazione delle tradizioni, le radici, le origini, il progresso…

E in ultimo, ma non meno importante, per farci sorprendere da un tenerissimo Albanese capace al tempo stesso di essere tanto ironico, maldestro e sgraziato, quanto profondamente toccante.