LA RECENSIONE DI TUTTI I SOLDI DEL MONDO,
IL FILM DI RIDLEY SCOTT SUL RAPIMENTO GETTY

Alla fine è un po’ come si temeva: i retroscena di Tutti i soldi del mondo sono più interessanti del film stesso.
Insomma, al di là delle vicende che hanno portato all’allontanamento di Kevin Spacey e alla sua sostituzione con Christopher Plummer nei panni del magnate J. Paul Getty, al di là del fatto che Ridley Scott volesse Plummer da subito e abbia colto la palla al balzo, al di là – infine – del fatto che Plummer è forse la scelta più indicata per un ruolo del genere, c’è una scomoda verità alla base: Tutti i soldi del mondo è un film profondamente ingrato con i suoi attori e nessuno di loro ha modo di spiccare.
Sì, purtroppo si potrebbe prendere qualsiasi attore e rimpiazzarlo con un altro a scelta e la pellicola non cambierebbe di una virgola.
Ma procediamo per gradi.

tutti i soldi del mondo recensione
Christopher Plummer è J. Paul Getty in Tutti i soldi del mondo recensione
TRATTATIVE

Tutti i soldi del mondo è scritto molto bene. La storia del rapimento a Roma di Paul Getty III (Charlie Plummer) nel 1973 da parte della ‘Ndrangheta calabrese dà modo di esplorare gli aspetti più intimi delle persone coinvolte e lo script non si perde nel trasformarle in macchiette. In particolare il nonno del ragazzo, “l’uomo più ricco della storia”, viene mostrato almeno inizialmente in una duplice luce con un approccio alquanto interessante. Questo è anche uno dei problemi principali del film, ma ci arriviamo più tardi.
Insomma, non c’è da meravigliarsi se Scott si è innamorato della sceneggiatura di David Scarpa. Sulla carta a ogni personaggio viene dato modo di essere tratteggiato con cura, non ci sono mai fronzoli inutili o frammenti che appesantiscano la narrazione. Ogni cosa sembra essere al suo posto.

Il problema è che qualcosa va perso dalla carta allo schermo e, benché chi vi scrive abbia sempre ammirato il regista britannico, ultimamente sembra aver perso un po’ la voglia. Di Alien: Covenant ho già scritto e Tutti i soldi del mondo era l’occasione ideale per dimostrare che il tocco non era andato perso. Sebbene sia decisamente migliore del precedente, quest’ultimo exploit è ben al di sotto delle proprie possibilità.
Ci sono diversi momenti, in primis quando la madre (Michelle Williams) vede l’orecchio tagliato del figlio, che dovrebbero esplodere in faccia allo spettatore, travolgendolo. Invece rimane tutto lì, su schermo, eccessivamente prosciugato di ogni elemento emotivo.
Fletcher Chase (Mark Wahlberg), che nel film conclude le trattative per conto di Getty e che indaga sulla scomparsa del ragazzo, direbbe che qualcosa è andato perduto nella trattativa tra il foglio e lo schermo.

tutti i soldi del mondo trailer
Tutti i Soldi del Mondo (2017) di Ridley Scott
TUTTI I PLUMMER DEL MONDO

Ma veniamo a quello che è inevitabilmente il punto più discusso del film: Plummer nei panni del magnate.
Nulla da eccepire sulla performance: con ogni probabilità il veterano attore è una scelta più azzeccata di uno Spacey ricoperto di make-up. I problemi sono nel modo in cui il personaggio viene trattato.
All’inizio è mostrato in una significativa scena in cui inizia a legare col nipote e ci appare come una sorta di amorevole nonnino. Per certi versi questo è anche in contrasto con ciò che vedremo dopo. Certo, la sequenza avrà uno sbocco sul finire del film, ma mette una questione sul tavolo che non si può ignorare: e se Tutti i soldi del mondo fosse narrato dalla prospettiva del vecchio Getty?

Scott poteva fare una scelta “coraggiosa”: mettere il magnate al centro della vicenda, raccontare quasi tutto dal suo punto di vista come se lui fosse nel giusto. Il fatto che dopo le prime scene col nipote rimanga un po’ la sensazione (che andrà perduta) di aver davanti una sorta di Paperon de’ Paperoni offre al film una possibilità in questo senso.
Se quella versione caricaturale del vecchio taccagno con sentimenti avesse trovato un vero sfogo sarebbe stato un film molto diverso. Lo script lascia anche lo spazio necessario, ma Scott decide di dirottare la storia sulla vicenda della madre, relegando poi Getty a una serie di intermezzi più o meno riusciti. Tra questi, a volte mal inseriti per via di un montaggio a tratti confusionario, c’è una scena che si trasforma in uno sketch comico involontario, spezzando inutilmente la tensione (lo riconoscerete per il vento).
Il problema è che sarebbe bastato concentrarsi di più sul personaggio del miliardario, senza cambiare la storia di fondo, per metterlo a fuoco meglio e rendere il film fresco e nuovo. Quello che abbiamo è invece un ordinario thriller su un rapimento come ne abbiamo già visti ad libitum.

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Charlie Plummer è John Paul Getty III in Tutti i soldi del mondo recensione
RISCATTO

Insomma, ci troviamo davanti a un film realizzato con cura, che scorre piacevolmente e non annoia, ma che poteva essere qualcosa di molto diverso e più originale. Il vero problema è che all’uscita dal cinema rischia già di essere dimenticato.
Le performance degli attori non risaltano come dovrebbero, tranne forse nel caso del rapporto tra il ragazzo e Cinquanta, uno dei rapitori (Romain Duris). Qui abbiamo gli unici veri sprazzi di colore del film, grazie alla tensione e al legame che si forma tra i due. In un certo senso è ciò che più “riscatta” il lungometraggio.
Personalmente continuo ad attendere con molta più curiosità i dietro le quinte sulla produzione di Tutti i soldi del mondo. Chissà se qualcuno ci farà mai un film… con Christopher Plummer, ovviamente!