SULLY, l’importanza determinante del fattore umano

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Tom Hanks e Aaron Eckhart in una scena di Sully – Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures
Tom Hanks è il comandante Chesley Sullenberger in Sully – Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures
Il poster italiano di Sully
Il poster italiano del film Sully di Clint Eastwood
A due anni di distanza dal patriottico American Sniper, Clint Eastwood torna al cinema per raccontare una storia di infinita umanità e sconfinato eroismo, ma anche di contraddizioni e paradossi dell’America recente.
Il 15 Gennaio 2009, il capitano Chesley “Sully” Sullenberger effettua un atterraggio di emergenza con l’aereo di linea nelle acque del fiume Hudson, salvando la vita ai 155 passeggeri a bordo. L’avvenimento, ricordato come il “Miracolo sull’Hudson”, ha incoronato il pilota Sully come un vero e proprio eroe nonostante le autorità avessero iniziato un’indagine che avrebbe potuto compromettere una onorata carriera e la reputazione del capitano.
Eastwood prende spunto da un evento realmente accaduto, con l’intento di portarlo sul grande schermo in maniera personale, attratto dall’altra faccia della vicenda legata al fattore umano, all’etica e al coraggio.
Il protagonista, interpretato da un canuto Tom Hanks, è lo specchio di un uomo comune che riconosce la buona riuscita di quella che poteva essere una tragedia nel lavoro e nello sforzo di molti. Sully non si sente un eroe ma una persona fragile e combattuta, che ha bisogno di rassicurare la moglie dicendole di aver fatto del suo meglio, nonostante sia afflitto da paure e incertezze.
L’incedere della narrazione è scandita da un’andatura crescente che fa avvicinare lo spettatore al momento dell’incidente in modo graduale, mantenendo sullo sfondo un’orditura emozionale pronta a manifestarsi da un momento all’altro.
Tom Hanks e Aaron Eckhart in una scena di Sully – Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures
Tom Hanks è il comandante Chesley Sullenberger in Sully – Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures
L’idea di dare maggior risalto all’individuo piuttosto che alla singola vicenda, è il punto focale del film su cui si muovono due piani narrativi ben distinti e, allo stesso tempo, intrecciati. Trattare una tragedia scampata con distacco e freddezza avrebbe impoverito la pellicola ma Eastwood, con il suo stile scrupoloso e maniacale, opta per focalizzare l’attenzione sull’uomo con tutti i suoi limiti e le incertezze. Un uomo capace però di prendere decisioni e compiere scelte.
Sottile e per nulla velata è la critica che il maestro americano fa all’affidarsi ciecamente alle macchine e ai loro risultati presentati, ancora una volta, in contrapposizione con l’essere umano. La vita non è simulabile attraverso un computer o strumenti virtuali, ma appartiene all’uomo che, come nel caso di Sully, deve trovare una soluzione per cambiare il proprio destino e quello di oltre un centinaio di persone. È nella frase “nessuno ci ha avvisati. Nessuno ci ha detto della perdita di entrambi i motori all’altitudine più bassa nella storia dell’aviazione” che viene racchiusa l’essenza del fattore umano: l’imprevedibilità e la non calcolabilità dell’esistenza.
Con un copione granitico e un montaggio esemplare – che contribuisce ad accrescere il ritmo -, il lungometraggio esibisce la consolidata maturità di Clint Eastwood, che nell’ultima fase raggiunge il punto più alto della sua carriera. In Sully trionfa tutta la fierezza e la sensibilità del cinema eastwoodiano, cristallino e purissimo, classico e rigoroso, che rifiuta la spettacolarizzazione e non rinuncia a tingere di un’ironia eterea ogni singolo fotogramma.
Tom Hanks e Aaron Eckhart in una scena di Sully – Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures
Tom Hanks e Aaron Eckhart in una scena di Sully – Photo: courtesy of Warner Bros. Pictures
Sully è un concentrato di intensità e compostezza, un film – il più breve in assoluto del cineasta – che vola su binari paralleli a quelli dell’emotività e impugna il realismo con grande consapevolezza, senza lasciare scampo ad una riflessione politico-mediatica rivolta a un sistema incongruente che ha bisogno, sempre e comunque, di trovare un capro espiatorio. Clint Eastwood propone un’analisi limpida ed efficace sulla parzialità di un evento, sul carattere accusatorio e l’opinionismo scettico, demistificando gli eroi tanto cari al popolo statunitense, quelli dei fumetti, per lodare un personaggio autentico e brillante come il capitano Sully. Colui che, tra luci e ombre, ha trasformato l’ordinario in straordinario.
Andrea Rurali & Michela Vasini

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