
È il 1953 quando Stanlio e Ollio, ormai ultra sessantenni, iniziano una tournée teatrale nel Regno Unito, preludio – almeno così sembra – dell’arrivo di una nuova pellicola. Gli scarsi introiti e l’esiguo numero di spettatori dei primi spettacoli non fanno perdere le speranze ai due artisti. La spinta creativa, anche in previsione del film, è così prorompente da convincere, nuovamente e in breve tempo, il pubblico dei teatri.
Stanlio e Ollio è la celebrazione, più intima e autentica, del mito senza tempo di due comici tra i più famosi della storia del cinema, il racconto di un sodalizio decennale di una coppia artistica che ha lavorato insieme una vita intera, tra alti e bassi, e ha instaurato un vero rapporto interpersonale.
La narrazione, come raccontato prima, non vuole fare leva sui momenti di successo e splendore di Laurel & Hardy, ma si prefigge di raccontare gli ultimi anni di complicità, quelli che precedono la rottura e la fine di un sodalizio professionale (non quello di amicizia, ovviamente). Legati quindi da una professione comune i due artisti affrontano le dinamiche, spesso complicate, delle scelte creative e delle divergenze sul tramonto di una lucente carriera.
Nel film colpisce molto la devozione e la ricerca quasi ossessiva di costruire gag impeccabili e di immaginare le scene di un progetto che non verrà mai realizzato.
