
David Kim (John Cho) è un vedovo americano di origini coreane la cui figlia adolescente, Margot (Michelle La), scompare improvvisamente senza lasciare traccia.
Searching di Aneesh Chaganty è un classico thriller che viene narrato con la tecnica dello screencast, ossia tutto quello che vediamo sullo schermo è ciò che appare soltanto sugli schermi che utilizzano i protagonisti. Computer portatili, tablet e smartphone che ci connettono con il mondo ogni giorno diventano specchio di una realtà che conosciamo molto bene e di cui siamo spesso protagonisti.
I social, la condivisione di video e immagini, le chat fanno talmente parte della nostra quotidianità da esserne ormai espressione propria e interiorizzata del nostro linguaggio. All’inizio del film la sensazione di osservare una vicenda intrisa di metalinguaggi (lo schermo nello schermo) è alquanto straniante, ma con lo scorrere del tempo diventa naturale.
Le azioni sullo schermo, così come nella vita, non sono altro che il racconto della modernità e del modo ormai consuetudinario di interfacciarci con gli altri, ponendo sempre un filtro e costruendo un storia di noi stessi “in rete”.
InSearching traspare, nemmeno troppo velatamente, una critica verso le figure genitoriali, incapaci di comprendere i figli non solo nella vita reale ma anche, e soprattutto, nella vita “segreta” online dove i più giovani sembrano rifugiarsi e creare la loro vera identità. I ragazzi esauriscono la loro storia online ed è proprio nella rete che si celano le risposte al dramma della scomparsa dell’adolescente protagonista.
Internet diventa il terreno della rivelazione e della scoperta, il luogo dove rintracciare quegli indizi che nel concreto non esistono più.
