Winnie the Pooh, Tigro, Pimpi e tutta la combriccola guidata da un bambino chiamato Christopher. Chi non ne ha mai sentito parlare? Una compagnia che andava in cerca di avventure nel famoso bosco dei 100 acri e che sedeva a mangiare torte e miele intorno a un tavolo. Winnie the Pooh ha accompagnato la crescita di tantissimi bambini, così come aveva scandito quella del giovane bambino Christopher Robin.
Christopher Robin (Ewan McGregor) è un bambino felice e spensierato che passa il suo tempo a giocare nel Bosco dei 100 Acri con i suoi amici Winnie the Pooh, Pimpa, Ih-Oh, Tigro, mamma-canguro Kanga e il suo piccolo Ro, oltre al coniglio Tappo, il gufo Uffa e il castoro De Castor. Quando arriva il tempo di crescere e di andare in collegio, Christopher è “costretto” a iniziare un’altra avventura, quella della vita adulta. Si laurea, trova un lavoro, si sposa, va a combattere, ha una figlia e, come spesso accade, si dimentica della vita giovanile e dei suoi amici, rilegati in lontani ricordi d’infanzia. Per uno strano caso l’uomo si ritrova però a dover tornare al Bosco dei 100 Acri e a vivere nuove peripezie con i suoi compagni di una volta.
Ritorno al Bosco dei 100 Acri segna il ritorno all’infanzia dello spettatore, completamente immerso nelle avventure nostalgiche ed emozionanti vissute dai numerosi personaggi. In un certo senso il pubblico veste i panni di Christopher Robin che, come accade nella vita reale, cresce lasciandosi alle spalle il passato, per immergersi in un mondo completamente diverso con regole ben precise. Il primo passaggio alla vita adulta, per il protagonista, è segnato dall’entrata in collegio, e successivamente dalla morte del padre, figura per lui austera che lo spronava a crescere. Oltre a ciò subentra la guerra mondiale, evento che lo tocca inesorabilmente, ma anche il matrimonio con la splendida Evelyn (Hayley Atwell) e la nascita della figlia che non può conoscere per diversi anni perché impegnato al fronte. E così dopo la fine del conflitto Christopher torna alla vita di tutti i giorni, trova un lavoro e cerca di conoscere la piccola bimba messa al mondo. Si carica di lavoro per poter dare una vita migliore alla famiglia, compiendo anche degli errori seppur in buona fede.
La parabola di Christopher, fino al ritrovamento di Winnie, (che sembra avvenire per caso, ma in realtà arriva nel momento esatto in cui entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro) è esattamente la storia di Peter Pan che presenta una forte similitudine con il film Hook – Capitan Uncino (basti anche pensare che il regista Marc Forster è anche il regista Neverland – un sogno per la vita). Anche in Hook Peter aveva dimenticato chi era stato crescendo, e il ritorno all’isola che non c’è, qui il Bosco dei 100 Acri, assieme all’incontro dei bambini sperduti, qui il gruppo di animaletti, rappresenta lo spartiacque per il protagonista/eroe che ha bisogno di ricordare chi è realmente.
In questa favola (perché di questo si tratta, con la morale disneyana finale, in una scena che strizza l’occhiolino a quella della banca in Mary Poppins) il nemico, ossia i temuti Efelanti, è racchiuso in sé stessi, nelle ricorrenti paure da combattere. Ecco che Christopher deve fare i conti con le spaventose creature che, di fatto non esistono in quanto esternazione delle proprie fobie.
Ritorno al Bosco dei 100 Acri è una storia ben equilibrata, senza apparire sdolcinata o troppo melensa. Segue piuttosto il corso delle vicende come un libro che viene letto a un bambino, riportando in vita i simpatici animaletti del Bosco grazie alla computer grafica. Le loro voci doppiate si amalgamano perfettamente con quelle dei vecchi cartoni animati e le battute ironiche migliori risultano quelle di Ih-Oh, l’asinello costantemente depresso. La dolcezza di Winnie e delle sue frasi, non dà fastidio come avverrebbe con persone dal carattere simile, ma si inserisce perfettamente nel puzzle della sua vita fatta di regole e consuetudini.
Il film recupera in tutta la sua dolcezza i nostri ricordi perduti, ci immerge e ci coccola dal primo all’ultimo frame. Ogni personaggio portato alla luce è equilibrato ed racconta esattamente sé stesso. Ritorno al Bosco dei 100 Acri ha il merito di farci riscoprire, così come al protagonista, chi eravamo davvero e cosa sognavamo da piccoli.