Squid Game 2 su Netflix riapre i giochi. Avrà convinto oppure no?
È ricominciata la Squid Game mania. Nel 2021 l’opera creta da Hwang Dong-hyuk aveva letteralmente travolto il pubblico, convincendolo del suo potenziale attrattivo. Ebbene questa volta le aspettative si sarebbero prospettate decisamente diverse con Squid Game 2, perché contaminate dal precedente successo. Dunque, avrà convinto il pubblico questo secondo round?
- Leggi anche Squid Game: 5 motivi per (ri)vedere la prima stagione.

Che cosa raccontano gli episodi di Squid Game 2?
Seong Gi-hun (Lee Jung-jae) rinuncia a raggiungere la figlia negli Stati Uniti, deciso più che mai a porre fine al terribile “gioco” che lo ha visto come unico sopravvissuto e vincitore. Il poliziotto Hwang Jun-ho (Wi Ha-joon) si è risvegliato dal coma, deluso e amareggiato che il fratello scomparso, Hwang In-ho (Lee Byung-hun), sia un complice interno a quella folle e sadica macchinazione. Passati due anni, tra ricerche infruttuose dell’isola e una strenua caccia al Reclutatore (Gong Yoo), le strade dei due saranno destinate ad incrociarsi nuovamente. Verrà dunque il momento per Gi-hun di rientrare nel gioco, determinato a voler dimostrare al Front Man che il mondo non gira sempre nel modo deciso da pochi individui di potere.



Come convincere il pubblico?
La prima stagione aveva dalla sua un grande punto di forza: la novità di un prodotto quasi inaspettato per la logica mainstream di Netflix e, tuttavia, perfettamente collocato in essa. A Squid Game 2, dunque viene addossata una pesante eredità. Il pregio più grande è sicuramente quello di mantenere salda la sua identità estetica e l’aderenza al messaggio ideologico. Non cede inoltre alle lusinghe di una facile spettacolarizzazione di ciò che aveva fatto la fortuna precedente. Piuttosto si prende il tempo (forse troppo?) di costruire e imbastire una storia ampia, con l’obiettivo di colmare le lacune necessarie della prima stagione e di ampliare ulteriormente il discorso sociologico della serie. Tuttavia, questo allungamento finalizza questa seconda parte come una porzione di transizione e collegamento: tra un prima e un dopo, che ci verrà svelato con la terza stagione in uscita il 27 giugno 2025.



Cosa funziona? L’impianto scenico e stilistico
Dal punto di vista qualitativo si nota il grande salto in avanti compiuto per la realizzazione di questo sequel. La maggiore ricercatezza formale e l’attenzione posta sul lato tecnico hanno contributo ad elevare i valori produttivi della serie. L’uso degli split screen e dei long take conferiscono più dinamicità e drammaticità nei segmenti che devono avere un impatto predeterminato. Anche i movimenti di macchina e l’uso di quella a mano sono caratterizzanti da questo punto di vista; utilizzati soprattutto per agganciare la focalizzazione dello spettatore verso specifiche situazioni e personaggi, permettono anche di stabilire i rapporti di potere e un tono più oscuro nella scacchiera in cui si muovono le varie pedine.
Lo stile scenografico, ad opera di Chae Kyoung-sun, rimane il punto di forza della storia: inconfondibile e ancora più accattivante. La sua derivazione videoludica, ma soprattutto quella analogica e scolastica dell’infanzia, cementa ancora di più il rapporto con la condivisone transmediale e la facile decontestualizzazione fruitiva di molti segmenti narrativi.




Cosa non funziona? Il ritmo a singhiozzo.
La scrittura è molto strana. Se da un lato accende l’interesse per i comportamenti e le azioni messi in mostra lungo il dispiegarsi degli eventi, dall’altro lo spegne con facilonerie e ridondanze descrittive, soprattutto nell’ambito delle relazioni intrecciate. Se alcuni personaggi sanno tenere sulle spalle il ritmo altalenante, complice anche la bravura degli interpreti, non si può dire lo stesso però di tutti. Questo poggia sia su una carenza di caratterizzazione e motivazione di alcuni comprimari, tuttavia funzionale al divenire successivo, sia su una cattiva gestione degli spazi del racconto di ogni episodio.
Se il divertimento di una serie a incastro come questa sta nel cercare tutti i possibili indizi disseminati, tuttavia non è con le “teorie” che si fa funzionare un prodotto, ma con la progressione della plausibilità delle vicende e degli intenti che muovono le azioni e i comportamenti. Purtroppo, questa continua sospensione del giudizio porta a un senso di straniamento e di frustrazione nello spettatore lungo l’avanzare del racconto, fino alla risoluzione con sorpresa finale.






Perché vedere o non vedere Squid Game 2?
Al di là delle molteplici opinioni polarizzanti riguardo il giudizio di valore del proseguo di questa storia, la seconda stagione merita di essere vista. La serie ha il grande pregio di mantenere ancora una forte suspense.
Se l’effetto novità portato dal primo capitolo è venuto meno, non è però calata la curiosità riguardo i misteri lasciati irrisolti, come anche per le sorti e le scelte dei pochi personaggi reduci della prima parte, primo fra tutti il protagonista Gi-hun.
E per finire, di fronte a qualità e difetti riscontrabili, si ha conferma di una cosa: forse un multiverso, concorrente a tutti gli altri già conosciuti, firmato Squid Game non è un’idea tanto bizzarra e utopica.