Claudio Giovannesi ne La Paranza dei bambini sembrava non dare speranze a chi cresceva in determinati contesti. Con Hey Joe, insieme a James Franco torna a raccontare una storia fatta di rimorso, nostalgia e voglia di redimersi, lasciando un piccolo barlume di fede.
Di cosa parla Hey Joe
Dean Barry (James Franco) è un veterano americano del New Jersey alcolizzato e in pieno divorzio con sua moglie. Durante la seconda guerra mondiale Dean ha avuto una relazione con una ragazza napoletana, prima di tornare in America e prendere parte alle guerre di Corea e Vietnam, dimenticandosi della ragazza. Anni ’70, Dean riceve un telegramma che lo informa di avere un figlio a Napoli e decide così di tornare per conoscerlo. L’uomo vorrebbe recuperare venticinque anni di assenza, ma suo figlio ormai è un adulto, cresciuto nella malavita, è stato adottato da un boss del contrabbando e non ha nessun interesse per il padre americano.
Il contesto di Hey Joe
È un film che gioca un po’ con gli stereotipi questo. A partire dal titolo, “Hey Joe” che era la frase che veniva usata per chiamare i soldati americani. Siamo negli anni ’70, quando gli americani sono ancora visti come i superman, i cowboy di un altro mondo che guidano Ford Mustang e vivono o nei grattacieli newyorkesi o nelle classiche ville con giardino di periferia. Ma questi sono anche gli anni in cui gli dei cadono dall’Olimpo: il Vietnam vince la guerra, i primi reportage fotografici raccontano l’orrore portato dall’esercito americano e per le strade di Napoli i Marines delle basi Nato sono perfetti per essere raggirati.
Perché poi c’è lei, la città italiana che più di tutte riesce a farsi personaggio al cinema. La Napoli mostrata da Giovannesi non è la meravigliosa creatura di Sorrentino, siamo totalmente immersi nei suoi vicoletti in mezzo al popolo che cerca di sopravvivere come può e sottostando a ogni compromesso possibile, tra le strade del contrabbando e quelle della camorra.
I personaggi di Hey Joe
James Franco entra perfettamente nella parte del veterano che si rifugia nell’alcool e nei ricordi di una vita ormai andata per nascondersi dai problemi del suo presente e dai traumi del passato. Si sente un alieno rispetto al mondo in cui sta vivendo e infatti sta guardando Star Trek quando gli arriva da un altro pianeta il telegramma che lo avvisa dell’esistenza di un figlio.
C’è un passaggio nel secondo atto in cui a pranzo con il figlio napoletano, curioso di sapere tutto dei mitologici americani, gli domanda se in guerra abbia dovuto uccidere e lì Dean chiede di non parlarne.
Enzo, il figlio di Dean è cresciuto in un contesto povero e pronto a tutto, da Don Vittorio: boss locale che lo tiene al guinzaglio e lo usa per ogni attività illecita. Il suo personaggio è quello più interessante perché non è solo un figlio arrabbiato con un padre che non ha mai conosciuto e che ha abbandonato lui e la madre, piuttosto un disperato vittima dell’ambiente in cui è nato e vissuto, che anche quando potrebbe salvarsi ha paura di accettare la via di uscita, chiedendosi come farebbe fuori di lì.
Così come è una grande vittima dello stesso ambiente Bambi, prostituta che cerca di raggirare Dean finendo poi per essere la sua unica alleata. Una donna disposta a tutto per i suoi figli in una città che in quel momento storico spinge a non avere remore per un pezzo di pane. Ma anche un personaggio che al contrario di Enzo ha imparato a muoversi in quell’ambiente e sfruttarlo quanto basta senza farsi risucchiare dalle sue dinamiche.
Tre personaggi in cerca di speranza, con Dean fuggito dal suo mondo per avere una possibilità di redimersi, ricominciare e fare qualcosa di buono della sua vita, Enzo che vorrebbe liberarsi da quel padre padrone e Bambi che vorrebbe dare un futuro migliore ai propri figli, disincantata da qualsiasi promessa le venga fatta.
Il finale di Hey Joe
È nell’ultimo atto che il film dà il meglio di sé. Con un piccolo crescendo di eventi che porta Enzo a rifiutare l’aiuto del padre e questi a chiedere aiuto a Bambi. E in questo modo i tre finiscono per salvarsi a vicenda, dandosi una possibilità forse, di poter ricominciare in qualche modo. La scena di chiusura lascia al pubblico l’interpretazione di come potrebbero andare le cose da questo momento in avanti, con Dean, veterano lontano dall’essere l’anziano Clint Eastwood in sella alla sua Gran Torino, pronto a ricominciare, o in pace per finire.
Un ottimo film che porta bene nel contesto italiano un attore come James Franco che necessiterebbe di avere ruoli come questo capaci di valorizzare nuovamente il suo talento, per una regia che gioca sapientemente col montaggio per alternare passato e presente e mostrarci una Napoli sporca ma pur sempre viva. Disillusa, ma non senza speranza.