Grazie ragazzi (2023) di Riccardo Milani è una favola-sociale che fa ridere, riflettere e commuovere. La nostra recensione.

Di cosa parla il film?

In Grazie ragazzi Antonio è un attore di teatro disilluso e ormai in caduta libera. Si è “riciclato” nel doppiaggio di film pornografici. Quando però il suo amico (ed ex collega) Michele gli propone la gestione di un laboratorio teatrale presso il carcere di Velletri le cose per Antonio cambieranno. O meglio, sarà lui stesso a compiere la famosa “svolta”.
Tra mille dubbi e una punta di follia, Antonio deciderà di mettere in scena Aspettando Godot di Samuel Beckett con cinque detenuti. Una scelta ardita, che però riaccende il suo entusiasmo. Questi ragazzi “sanno cosa vuol dire aspettare: non fanno altro.” Riuscirà nell’impresa?

grazie ragazzi

La storia veristica di Grazie ragazzi

Ciò che sorprende del film è l’attinenza con fatti reali. Questo eleva la narrazione sul filo dell’incredulità per quello che viene messo in scena, suscitando piacevole stupore della grande meraviglia che circonda i cosiddetti fatti “comuni”.

Grazie ragazzi è il remake di Un triomphe (2020), diretto da Emmanuel Courcol; storia a sua volta tratta dal documentario tragicomico Les Prisonniers de Beckett (2005) di Michka Saäl, incentrato sull’esperienza dell’attore svedese Jan Jönson nelle carceri.
La bellezza del film di Milani, la cui sceneggiatura ben congeniata è opera dello stesso regista e di Michele Astori, risiede nella capacità di sfruttare al meglio la materia universale dei rapporti umani, calati in contesti surreali e inaspettati.

A chi piacerà?

È riduttivo giudicare Grazie ragazzi come il classico film dai buoni sentimenti: il sentimento c’è, ma è quello che nasce dall’empatia con personaggi dalle sfaccettature e dalla personalità complesse. Il film coinvolgerà tutti coloro che sanno cogliere la leggerezza di un modo di fare cinema che viaggia tra il serio e il faceto. È inoltre un omaggio al grande amore per il teatro, inteso come esperienza totalizzante; è rifugio di aggregazione, di socialità e di volontà di riscatto. Ma è anche una metafora di confronto con il proprio io interiore. Quindi tutti aspetteranno Godot assieme, perché a volte le cose assurde della vita non hanno bisogno di disvelarsi, bisogna aspettare che accadano.

Grazie ragazzi (2023) - di Riccardo Milani

Perché vedere un film tra genio e follia?

La follia della situazione messa in scena da Riccardo Milani è impersonata brillantemente da tutti gli attori. E qui sta il genio: Antonio Albanese è al top della forma, dando corpo a un prototipo di personaggio rassicurante e imprevedibile. Fabrizio Bentivoglio e Sonia Bergamasco sono comprimari ben bilanciati sulla scena.

Protagonisti, assieme ad Antonio, sono i 5 carcerati che si improvvisano attori (spiccano Vinicio Marchioni, immenso e sottile, e un ottimo Giacomo Ferrara). Lungi dal proporre semplici stereotipi, i 5 offrono un’interpretazione molto umana, divisa tra lo scavo della personalità psicologica di ognuno e il perseguimento dell’obiettivo comune, che è una sfida: rappresentare qualcosa di così distante e di alto come il teatro dell’assurdo di Beckett.

Grazie ragazzi (2023) - di Riccardo Milani

La scena più bella

Senza fare spoiler, la scena riguarda il debutto a teatro dei 4+1 attori-carcerati. Sul finale della loro performance all’aiutante Radu viene il colpo di genio. “Perché Beckett avrebbe voluto così”.

In conclusione:

Grazie ragazzi si rivela un’esperienza che rispetta le aspettative. Sorprende, diverte e commuove. È un atto d’amore, realmente sentito, per il teatro.