
Olivier Assayas e Kristen Stewart collaborano per la seconda volta, dopo Sils Maria del 2014, in Personal Shopper, un film molto particolare che ha portato Assayas a vincere il premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2016 (Prix de la mise en scène) a pari merito con Un padre, una figlia di Cristian Mungiu.
Personal Shopper è un’opera intrigante e seducente che cerca di conciliare generi diversi e differenti visioni del cinema. Il nome del regista è legato a un certo cinema d’autore (nonostante questa definizione sia ormai datata), il che potrebbe sembrare in contrasto con la vicenda raccontata nel lungometraggio: una ghost story che mescola l’horror al thriller, passando per il dramma e senza farsi mancare delle punte di umorismo nero.
Questa però non è la superficie del film che, partendo dalla storia di fantasmi, tratta molti temi tutt’altro che semplici. In effetti forse sono fin troppi gli elementi maneggiati dal regista.
Tutto ruota intorno a Maureen, interpretata da una straordinaria Kristen Stewart, una giovane donna americana che vive a Parigi e si paga da vivere lavorando come personal shopper. Maureen è anche una medium e cerca di mettersi in contatto con il fratello scomparso da poco. La situazione si complica ulteriormente quando la protagonista inizia a ricevere inquietanti messaggi da un numero anonimo.
