OCEAN’S EIGHT, la recensione del film di Gary Ross

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OCEAN’S EIGHT, la recensione del film di Gary Ross
Debbie Ocean ha passato cinque anni in carcere a progettare il colpo del secolo degno delle imprese del fratello Danny. Il piano di Debbie è oltremodo ambizioso: rubare una collana di Cartier del valore di 150 milioni di dollari e farlo durante il Gala annuale del Metropolitan Museum. Per questo motivo, mette insieme una banda tutta al femminile per riuscire in questa impresa.
Nulla di nuovo sotto il sole ma che Gary Ross non sia Steven Soderbergh è un dato di fatto, soprattutto nello stile. Il suo Ocean’s è patinato e glamour, non solo per via della presenza di un cast tutto al femminile ma perché infarcito di una banale leggerezza attua a celebrare il gusto e lo scintillio dei diamanti che fanno tanto gola alle protagoniste.
Le donne vengono raccontate in quelle diversità che le rendono uniche e brillanti senza mai, però, farle “cedere” di fronte a quel giudizio di superficialità proprio di una società maschilista. Qui le donne sono celebrate nella loro astuzia e intelligenza e, per quanto possa sembrare scontato di questi tempi, viene posto l’accento su quel famoso “girl power” di cui si sente tanto parlare, segno dei tempi che cambiano. Non c’è infatti da meravigliarsi se diverse battute del film facciano proprio riferimento alla celebrazione del potere femminile, basti pensare all’affermazione “un lui si nota, una lei si ignora” che fa scaturire il piano di Debbie. Un punto fondamentale che dà un messaggio molto chiaro nell’era del #Metoo: le donne possono essere invisibili in una società che le ha rese tali ma proprio da questa situazione sono capaci di reagire e portare a termini i propri obiettivi. La riuscita del colpo è quindi inevitabile.
Una somiglianza tra il girly film di Ross e i tre precedenti è fuori da ogni dubbio anche se la deriva più leziosa ricorda molto le commedie modaiole ambientate a New York.
Il cast è decisamente azzeccato: Sandra Bullock è la capobanda determinata che, nonostante le sue fragilità (una forte delusione amorosa), trova la forza di seguire un “sogno” e la voglia di rivalsa. Naturalmente una grande leader ha bisogno di una spalla altrettanto forte e così, per riproporre il duo Clooney/Pitt, arriva Cate Blanchett che è a dir poco splendente accanto alla Bullock. Il resto del cast, ricco di grandissimi nomi, smarrisce un po’ il suo potenziale espressivo anche se le altre interpretati sono tutte all’altezza del compito. Menzione speciale a Anne Hathaway nelle vesti di una diva divina. Stunning.
La sceneggiatura di Olivia Milch perde forse un po’ di femminilità sotto la guida di Ross, tanto che, in un paio di situazioni, inciampa nella trama e nel ritmo ma ne esce comunque vincitrice nella cura dei dettagli.
Un film costruito sui meccanismi che già abbiamo conosciuto nei film precedenti, le dinamiche di un colpo perfetto sovvertite da imprevisti e dalle anticipazioni degli imprevisti che fanno virare la trama in un’altra direzione e che sicuramente piacerà molto alle donne e, perché no, anche ai maschietti che saranno deliziati da tante belle fanciulle.