Cosa fare negli ultimi (si spera) giorni di quarantena?
Ridere ed immedesimarsi nell’irriverente vita di Sophia, la Girlboss di Netflix.

Se siete alla ricerca di una serie tv che possa essere d’ispirazione o quasi in questo periodo di lockdown, ecco Girlboss. Tratta liberamente dalla storia vera di Sophia Amoruso, imprenditrice e scrittrice americana, la serie prodotta da Charlize Theron parla della vita di una ragazza un po’ ribelle e con una condivisibile intolleranza verso l’autorità che dopo svariati tentativi di auto-sabotaggio nella vita riesce a costruire un impero del vintage da sola.

La mancanza di fiducia del padre, tipico business man anaffettivo, e il rapporto a distanza con la madre, attrice di musical che ha scelto di inseguire i sogni di gloria poi rivelatisi vani, hanno reso Sophia (interpretata da un’inedita Britt Robertson) insicura e con una spiccata vena di sfrontatezza e apparente aggressività. È stata delusa e per questo, da teenager arrabbiata, si impegna ad essere una delusione per se stessa e per gli altri, tranne che per Annie, sua vera e fedele amica. Quando, però, in primis per mera necessità, poi per pura passione, compra a 9 dollari una giacca da motociclista anni ’70 e la rivende su Internet a 600, Sophia si riscopre. Lei è Nasty Gal, ovvero intuizioni e fiuto per pezzi vintage di valore prima battuti all’asta su ebay, poi venduti sul suo sito personale di e-commerce.

La narrazione della tortuosa ma romanzata scalata verso la realizzazione personale viene condotta con empatica ingenuità e la giusta dose di sarcasmo, sulle note di una colonna sonora dalle rimembranze garage (pop-)punk di tutto rispetto (ad es. Bikini Kill, Le Tigre, Wheatus). Sullo sfondo, la vivace atmosfera di San Francisco enfatizzata dalla presenza di un RuPaul stranamente in incognito. Ma Girlboss non è solo questo.

girlboss

In ciascuno dei 13 episodi di cui si compone la prima e unica stagione lanciata da Netfilix nel 2017, si intrecciano all’ambizione sempre più consapevole di Sophia la sua crescita personale, le sue relazioni, i suoi stati emotivo-affettivi e le sue appercezioni del mondo che la circonda. In un caleidoscopio di alti e bassi, colori e chiaroscuro in cui tutto si mescola non sempre alla perfezione come si vorrebbe ma come richiede il moto costante dell’universo, senza arrivare ad un prevedibile e atteso lieto fine. Perché si può essere felici e infelici allo stesso tempo.

Girlboss è consigliato a chi è appassionata/o di storie autobiografiche in cui l’autorealizzazione dipende strettamente dalla propria resilienza e creatività. Non solo dalla moda.