James Wan torna nel regno dei thriller horror con il nuovo Malignant

Ci sono voluti cinque anni perché James Wan tornasse alla regia di un thriller investigativo dalle tinte del puro horror come Malignant, da quel The Conjuring – Il Caso Enfield che aprì le porte al demone dalle fattezze blasfeme di una suora Valak.

Ritorno al passato

James Wan riprende Annabelle Wallis, protagonista del primo spin-off di Annabelle, per il ruolo di Meredith, una donna alla ricerca ossessiva di un legame biologico – compagna di uomo violento – alla sua quarta gravidanza dopo tre aborti spontanei. All’ennesimo maltrattamento, un evento scatenante rievoca Gabriel, un’entità malevola del passato di Meredith di cui non ha memoria; sarà lui a portare sangue e morte nella vita della ragazza, che cercherà di capire se è reale o un parto della sua mente, per contrastarlo con l’aiuto di sua sorella Sydney (Maddie Hasson) e del poliziotto Kekoa Shaw (George Young).

malignant wan

Premessa: se cercate l’horror dei coniugi Warren o della saga di Insidious, questo Malignant non fa per voi.

Mettiamo da parte il Conjuring Universe e Aquaman, in questo Malignant vediamo un James Wan a briglie sciolte, più vicino ai suoi esordi con Saw e alcuni elementi scenografici alla Dead Silence, che di fronte a un basso budget tira fuori film dove gore, action e intrattenimento sono i deus ex machina di tutto l’ingranaggio tecnico. È un’opera di un fan dell’horror per i fan dell’horror, dove la sceneggiatura di Akela Cooper (Hell Fest) affronta il tema dei legami biologici di sangue, violenza sulle donne e l’amore fraterno con concretezza.

Malignant è il film della libertà espressiva di Wan, ma anche dell’abbandono di alcuni marchi di fabbrica a cui siamo stati abituati durante gli anni, i tanto sdoganati jump scare. Non è sua intenzione crearne per lo spettatore, preferisce giocare con l’azione, con la cromia rossa e blu dominante e un personaggio come quello di Gabriel che provoca percezioni distoniche con le sue movenze disarmoniche.

Michael Burgess ritorna dopo La Llorona e il recente The Conjuring – Per Ordine del Diavolo creando una fotografia degli spazi angusti, delle ombre e delle luci superiore a quelle viste in La Llorona e Per Ordine del Diavolo. L’armonia con i giochi di ripresa di Wan (la prima è una ripresa interno casa dall’alto per seguire la Wallis) è una chicca che sembra consolidare un nuovo legame professionale.

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I’ve got a devil in me

Il “diavolo” Gabriel è l’espressione del male e dell’abbandono. Nella prima parte appare come un’entità evanescente contro il quale nessuno ha le capacità di anticipare le sue mosse.

Nella seconda l’elemento investigativo lascia spazio a quella che è la parte action-entertainment – con i suoi limiti – dove Gabriel acquista una forma terrena, fra corse acrobatiche a perdifiato e combattimenti da film d’arti marziali (l’assonanza fisica con l’alchimista di Vidocq – La maschera senza volto di Pitof è notevole).

Malignant è una divertente fusione di generi fra bloody gore, action thriller, drammi psicologici, combattimenti da cinema di Hong Kong e parkour. Un film che farà storcere il naso a chi è alla costante ricerca del terrore extra terreno a cui ci ha abituato James Wan.

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