La Grazia di Paolo Sorrentino inaugura, in Concorso, l’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un racconto sul diritto alla morte e la libertà di scelta.

Di cosa parla La Grazia?

La Grazia racconta gli ultimi giorni nel mandato di un immaginario Presidente della Repubblica che affronta due richieste di grazia estremamente delicate e l’approvazione di una nuova legge sull’eutanasia.

Il diritto che allontana dalla realtà

Paolo Sorrentino mette in scena un film sulla realtà, il coraggio e la paura di prendere una posizione sulle questioni etiche più spinose.

Non c’è la solita poetica barocca e opulente del suo cinema, ma la messa in scena è più istintiva e misurata per una tematica, come quella dell’eutanasia, più seria e attuale. Sorrentino sospende il surrealismo per fermarsi a riflettere su concetti chiave come l’agonia e il diritto di scelta sulla propria fine mettendo al centro un personaggio, giurista, fortemente legato alla legge e alla sua parola.

la grazia sorrentino recensione
Credits: Andrea Pirrello

Il regista interseca questa tematica con quella della concessione della grazia a due reo confessi di omicidio. Il tema della morte oltre la propria volontà, sia essa perpetrata verso se stessi o come sollievo da un male psicologico o fisico verso gli altri, viene tessuto nella trama del racconto sovrapponendo a volte i piani narrativi rendendo le decisioni del protagonista più complesse.

Si parla di diritto, ma si mette in dubbio che questo possa essere fonte di verità; il protagonista è infatti imperscrutabile in merito alla possibilità di dare alla vita stessa il beneficio di una veridicità più forte di quella della legge. Emerge qui la cifra stilistica del regista napoletano: l’accumulo lessicale, il linguaggio ardito e ponderato che fa da contrappunto a una prosa ritmica con una selezione musicale tanto dissonante quanto divertente.

La Grazia è la bellezza del dubbio

Sorrentino, come spesso accade, porta i suoi personaggi a vivere un presente come un’eco di un passato ingombrante e di un futuro come vuoto incombente. Non fa eccezione il personaggio interpretato da Toni Servillo che agisce in uno stato di vera grazia. Ci si interroga sovente infatti sul termine non solo nella sua forma giuridica, ma anche nella sua accezione più soggettiva; la capacità di muoversi sul filo del dubbio, sull’imprevedibilità delle scelte umane.

La Grazia è un racconto ricco: di spunti, di tematiche e di interrogativi. Si indaga la vita e sul coraggio delle scelte. Sorrentino crea un personaggio quasi ignavo, incapace di prendere una posizione poiché affida la sua esistenza a uno stato di diritto incapace di rispondere alle questioni morali. La risoluzione finale, però, è spiazzante.

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Credits: Andrea Pirrello

Com’è il film?

La Grazia è un film misurato, infarcito di tantissime tematiche umane che si alternano per toni e ritmi diversi con lo scorrere del racconto. La percezione è quella di un film che crea raccordi narrativi tra situazioni e momenti molto diversi, inciampando a volte su meccanismi un po’ leziosi. Si ride, si riflette e c’è sempre un certo rigore formale che accompagna lo spettatore fino a una questione etico morale molto importante: “Di chi sono i nostri giorni? I nostri“.

REVIEW OVERVIEW
Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora
Interpretazioni
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Michela Vasini
Procrastinatrice seriale, produttrice di film mentali e l'"amica simpatica" della protagonista. Amo il buio della sala cinematografica, ma non disdegno anche un bel film sul divano in un pomeriggio piovoso. Sono alla continua ricerca degli ingredienti necessari a rendere speciale ogni giornata; energie positive, dei buoni amici e un buon sonno. Me and karma vibe like that
la-grazia-recensione-del-film-di-paolo-sorrentinoLa Grazia è un film misurato, infarcito di tantissime tematiche umane che si alternano per toni e ritmi diversi con lo scorrere del racconto. La percezione è quella di un film che crea raccordi narrativi tra situazioni e momenti molto diversi, inciampando a volte su meccanismi un po' leziosi. Si ride, si riflette e c’è sempre un certo rigore formale che accompagna lo spettatore fino a una questione etico morale molto importante: Di chi sono i nostri giorni? I nostri.