Arriva in sala Kinds of Kindness, l’ultima opera del regista greco Yorgos Lanthimos. Tre storie di crudeltà, ferocia e violenza umana.

Le storie di Kinds of Kindness

Il film antologico di Yorgos Lanthimos racconta tre diverse storie di potere, sottomissione e manipolazione messe in scena dallo stesso gruppo di attori (Emma Stone, Willem Dafoe, Jesse Plemons e Margaret Qualley) che recita in ruoli diversi per dare forma a personaggi che cercano di ritrovare se stessi all’interno di un sistema perverso.

Tre film che costituiscono un’opera unica per similitudini e tematiche trattate, dove l’umanità è sviscerata e resa pericolosamente malefica; una vera e propria antologia di fiabe ispirata ai drammi della mitologia greca che non conservare nessun tipo di gentilezza.

Nella prima storia, Robert (Jesse Plemons) è un uomo la cui routine è dettata e controllata interamente dal suo capo Raymond (Willem Dafoe). Raymond si spingerà a richieste sempre più estreme e Robert si troverà di fronte al dilemma morale della cieca obbedienza e la cosa giusta da fare. Qui lo stile visivo del regista greco, insieme alla performance disperata, ma dimessa dei protagonisti (che ricorda molto Il sacrificio del cervo sacro) mette in scena una favola di aspettative maschili fomentate da ossessione e brama di potere, ma soprattutto da una moralità corrotta.

Nella seconda storia, dove la dicotomia vivacità visiva/freddezza dei personaggi è al suo apice, troviamo Plemons nei panni dell’agente di polizia Daniel, la cui moglie Liz (Emma Stone) torna a casa dopo essere stata dispersa per lungo tempo. Daniel però, sembra incapace di riconciliarsi con il ritorno della moglie perché perseguitato dall’idea che lei non sia la realmente la donna amata. Inizia così un assurdo e bizzarro percorso di manipolazioe e violenza psicologica che sfocia in un finale a sorpresa.

La terza storia, che forse è la più debole di tutte, vediamo Emma Stone interpretare una donna che ha lasciato alle spalle la sua vita e famiglia per perseguire una macabra missione religiosa in cui un luogo simile a una comune in cui accadono cose molte strane. Le svolte narrative qui sono inaspettate e volutamente provocanti.

Deliziosamente cattivo

Yorgos Lanthimos ritorna ad un cinema cupo e aspro con Kinds of Kindness. Il film è intriso della malizia tagliente dei tempi di Dogtooth ed esemplifica la rappresentazione della violenza perversa che ha consacrato il cinema di Lanthimos degli albori.

L’opera di Lanthimos è esattamente l’opposto delle strabilianti commedie dark che lo hanno lanciato negli ultimi anni verso gli Oscar; Kinds of Kindness è una serie malata e intrisa di sangue, di umorismo macabro, violenza, ossessione e controllo. È uno dei film più deliziosamente cattivi degli ultimi tempi.

Lanthimos torna ad essere un osservatore privilegiato, sadico e cinico, che inquadra i suoi personaggi con distacco emotivo mentre precipitano in spirali autodistruttive. Si diverte anche molto in questo suo ruolo, portando i suoi personaggi sull’orlo della follia mantenendoli comunque legati a un senso di rimorso in un film che rasenta il misantropico.

Di ossessioni, corpi e fascino macabro

Kind of Kindness fa ciò che Lanthimos sa fare meglio, un cinema viscerale, originale e intriso di un immaginario sorprendentemente assurdo. Se negli ultimi due suoi film Yorgos Lanthimos si era concesso più giocosità e leggerezza con Kinds of Kindeness ritorna alla rappresentazione umana più violenta da cui è impossibile distogliere lo sguardo e lo spettatore è portato a osservare, con terribile fascino, quanto le cose possano precipitare da un momento all’altro. Un sorta di memento sulla ferocia umana.

Cosa ho appena visto?

Il senso di stordimento usciti dalla visione di Kinds of Kindness è palese e reale. Yorgos Lanthimos serve non solo un film violento e disturbante, ma ci aggiunge quel pizzico di assurdo disgustoso e fastidio che condiscono quasi 3 ore di inquietante disagio.

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