
Una maledizione che si trasmette come una malattia venerea, attraverso rapporti sessuali, è la base fondamentale del meccanismo orrorifico di It Follows, il secondo lungometraggio dello statunitense David Robert Mitchell.
Dopo avere passato una notte di passione con la sua nuova fiamma Hugh, Jay (Maika Monroe) viene addormentata con del narcotizzante. Al suo risveglio si trova legata ad una sedia, una donna nuda le si avvicina sempre di più mentre Hugh, prima di liberarla, le spiega di averle passato una sorta di anatema. Se non la diffonderà ad altre persone (tramite il sesso), i demoni che si avvicinano lentamente a lei, nello stesso modo della donna che la sta braccando, la prenderanno e non le daranno scampo.
It Follows è una avventura ossessiva e persecutoria, una lunga e perentoria fuga dai propri fantasmi personali che turbano il presente, creando un’ombra letale che sconvolge la psiche. Non una metafora dell’HIV, come si premura di ribadire il filmmaker, ma una visione inquietante e concreta del passato che ritorna a tormentare costantemente la realtà contemporanea. Con una colonna sonora che richiama le atmosfere dell’elettronica anni ’80, It Follows omaggia in qualche modo il cinema degli anni ’80-’90, sebbene la sceneggiatura non sia a prova di bomba. Mitchell utilizza le lacune per acuire il senso di mistero che ruota attorno alla vicenda, ma è soprattutto nella costruzione della tensione che It Follows si distingue dagli horror più convenzionali: ogni inquadratura è densa di significato narrativo, a partire dallo splendido inizio, con un movimento circolare che sembra celare il maligno e che si fa specchio dei continui ritorni del film, fino ad arrivare all’epilogo (che ovviamente non sveliamo).
